Fototessere 28: 460 anni dopo lo sterminio
17 agosto 2021
Gabriella Sconosciuto e Francesco Treviso sono diventati membri della Chiesa valdese a Guardia Piemontese
Proseguono gli incontri dialogati che Paolo Ricca realizza per Riforma: uomini e donne che hanno dei ruoli noti all’interno delle chiese evangeliche in Italia o nell’ambito ecumenico, ma anche persone che, pur non essendo conosciute ai più, portano con sé un’esperienza di fede significativa per tutti e tutte noi.
Gabriella Sconosciuto (1976) è presidente della Fondazione occitana con sede in Guardia Piemontese e coordinatrice delle attività culturali del Centro “Gian Luigi Pascale” di Guardia Piemontese, sede del Museo valdese, e che custodisce preziosi abiti tradizionali, ospita un laboratorio di tessitura e cucito dell’abito guardiolo, intraprende azioni di tutela della lingua occitana ed è impegnata in progetti socioculturali con importanti università nazionali ed estere (www.valdesidicalabria.org). Laureata in Economia aziendale all’Università della Calabria, è stata assessore al Turismo, Sport e Spettacolo, Ambiente, Politiche Giovanili e Comunitarie del Comune di Guardia Piemontese. Francesco Treviso (1984) si è laureato in Ingegneria edile/Architettura all’Università della Calabria ed è ora libero professionista nell’Ordine degli ingegneri. Si occupa della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, ed è consulente tecnico di ufficio presso il Tribunale di Paola. È consigliere della Fondazione occitana e collabora con il Centro culturale valdese “G. L. Pascale” di Guardia Piemontese.
– Quando su Riforma dell’11 giugno 2021 abbiamo letto che due persone di Guardia Piemontese, in Calabria, Gabriella Sconosciuto e Francesco Treviso, sono diventati membri della Chiesa valdese, dopo che 460 anni fa, nel 1561, l’intera comunità valdese è stata sterminata oppure costretta, violentandone la coscienza, a diventare cattolica romana, senza che alcuno di quella comunità abbia più osato riabbracciare la fede dei padri e delle madri, abbiamo provato grande emozione, commozione e felicità. Ci è parso un vero miracolo. Voi che cosa ne pensate?
«Abbiamo vissuto questo percorso di crescita in modo differente provando tanta emozione. Per me, Gabriella, era una scelta intima e personale e desideravo che nessuno sapesse; Francesco sentiva la necessità di liberarsi da ogni costrizione, voleva che il culto si facesse a Guardia Piemontese, mi ha convinta e lo abbiamo vissuto come un piccolo miracolo».
– Il culto nel quale siete stati ricevuti nella Chiesa valdese ha avuto luogo il 5 giugno, che il paese di Guardia celebra ogni anno come “Giornata della Memoria”. Da quando? E perché?
«La “Giornata della Memoria” è stata istituzionalizzata dal sindaco Cistaro nel 2008, quando io, Gabriella, ero assessore, per “recuperare un oblio di quasi 450 anni” e rendere omaggio al coraggio e alla dedizione di chi affrontò la morte pur di non rinunciare alla confessione aperta della propria fede».
– Nella sua personale dichiarazione di fede lei, Gabriella, afferma tra le altre cose: «Sento scorrere nelle mie vene sangue valdese. Mi sento valdese da diverso tempo». Che cosa voleva dire con queste espressioni molto eloquenti e anche molto forti?
«Il percorso che mi ha portato qui ha fatto emergere all’improvviso, come in un vulcano da lungo tempo a riposo, il magma dei miei sentimenti, le mie emozioni intime, il mio vissuto personale che ha trovato un incredibile e assai naturale accoglimento nell’alveo del fiume che mi ha condotto sino alla fine di questa mia conversione di fede. Da studi fatti sulla mia famiglia materna, si ritiene che all’epoca dell’eccidio fosse una famiglia benestante e che poco prima della strage fu avvisata e scappò verso Cetraro. Non so se sia dovuto a questo ma davvero sento scorrere nelle mie vene il sangue valdese. Scorgo sempre negli occhi dei valdesi che conosco una luce che mi appartiene. Hanno una visione del mondo straordinaria, c’è un forte rispetto tra le persone, c’è un aiuto concreto dell’altro, si fa tanto ma si dice poco. Ho trovato la dimensione che dà tanto cercavo! Anche in questo mi sento valdese da diverso tempo».
– E lei, Francesco, nella sua dichiarazione di fede, ha collegato la «riscoperta della fede» all’ascolto della Parola di Dio e alla libertà – parola alla quale ha finalmente potuto «dare senso». «Parola di Dio – Fede – Libertà: che bel triangolo evangelico! Ce lo illustri brevemente.
«Ognuno di noi è condizionato dal luogo dove nasce, cresce e sviluppa la propria personalità. A un certo punto ho smarrito una strada che altri avevano scelto per me. Anni di un lungo vuoto dal punto di vista religioso. Però la vita a volte ti fa incontrare persone che segneranno per sempre il tuo percorso. Ho incontrato Beatrice Grill, una signora di poche parole che rispondeva alle mie domande a monosillabi, sì-no, ma celava sotto i suoi occhiali oscurati uno sguardo buono, uno sguardo rassicurante. Abbiamo iniziato a incontrarci spesso, una curiosità crescente, che mi ha portato a studiare, a fare delle domande, a farmi delle domande, a seguire i culti, ho riscoperto la fede, ho riscoperto il piacere di far parte di una Chiesa, di toccarne la trasparenza, di ascoltare la parola di Dio. Ho scoperto che la mia vita da credente non si esaurisce nel culto della domenica ma si manifesta anche in una dimensione sociale, culturale. Ho finalmente dato senso a una parola che prima utilizzavo arbitrariamente: libertà».
– La fede che cosa ha cambiato o sta cambiando nella vostra vita?
«La fede ha stravolto le nostre vite, ha colmato un vuoto, regalandoci tanta serenità. Siamo da sempre impegnati sul territorio per valorizzare la nostra identità culturale. La fede valdese è il valore aggiunto che dà senso alla nostra missione».
– L’apostolo Pietro invita i cristiani a «rendere ragione della speranza che è in voi» (I Pietro 3, 15). Qual è oggi la vostra speranza più grande?
«La nostra speranza più grande può racchiudersi in un’unica parola: libertà».
– In che modo i vostri familiari o amici hanno reagito alla vostra decisione?
«I familiari e gli amici hanno condiviso con noi ogni passo e ci hanno sostenuto».
– E come ha reagito la cittadinanza di Guardia nel suo insieme?
«La cittadinanza si è spaccata in due, da una parte c’è stata ammirazione, dall’altra c’è stata critica e disapprovazione».
– Guardia Piemontese è da molti anni gemellata con Torre Pellice; i rapporti culturali con il mondo valdese esistono da diverso tempo anche a motivo della comune lingua occitana, che a Guardia s’è conservata integra come nelle alte valli valdesi, e anche meglio. Ma con voi è la fede della Comunità valdese che è rifiorita, e con essa la visione riformata del cristianesimo. Ma la vostra decisione, che viene da lontano, non guarda indietro, al passato, ma piuttosto avanti, al futuro. È così?
«Si, è proprio così».
– Il pastore di Catanzaro e Dipignano, Jens Hansen, vi ha accompagnati nel vostro cammino di crescita fino alla confessione di fede. Che idea vi siete fatti del ruolo di un pastore nella Chiesa e nella società di oggi?
«Per noi il pastore oggi ha il compito di divulgare il messaggio che proviene dalla Bibbia attraverso la predicazione e l’insegnamento ed è la persona che conforta chi ha bisogno di aiuto. Desideriamo ringraziare Beatrice Grill che, accolta la nostra richiesta, ci ha consigliato il pastore Jens Hansen come guida perché già presente su Guardia Piemontese. Il pastore Hansen ci ha accompagnati nell’insegnamento del messaggio cristiano. Una guida, un amico sempre disponibile ad ascoltare e dispensare utili consigli».