Parco del Monviso: «question time» con la Regione alla sede del Cai
05 marzo 2015
L’associazione alpinistica promotrice di un incontro per proseguire il confronto
Il rischio di annoiare c’è, ne siamo consapevoli, nel parlare ancora del Parco Regionale del Monviso. Ma siamo altrettanto consapevoli che questo argomento per la val Pellice ha un valore molto importante, tocca ambiti molto delicati e sta mettendo a confronto realtà diverse fra loro. Ieri sera alla sede del Cai Uget Val Pellice a Torre Pellice si è tenuto un incontro che, nelle intenzioni del Cai, avrebbe dovuto portare chiarezza, offrendo ai sostenitori e agli oppositori del parco l'opportunità di porre domande all’assessore regionale Alberto Valmaggia, promotore di questa nuova area protetta, ai consiglieri di maggioranza e minoranza e ai tecnici regionali.
La discussione è stata costruttiva, ci sono state alcune domande mirate ma anche, purtroppo, alcuni interventi fuori tema, dettati da una prematura campagna elettorale.
A rompere il ghiaccio è stato proprio il Cai, nella persona del suo presidente Marco Fraschia. Il club infatti ha nel territorio alcune strutture (rifugi e bivacchi) che richiedono interventi di manutenzione e trasporti con l’elicottero. L'incertezza riguardava il fatto che queste attività si sarebbero potute svolgere anche nell'ambito di un possibile parco. Risposta positiva su tutta la linea da parte della Regione, che ha anche allargato agli altri operatori della montagna – i malgari – la discussione, aggiungendo che «nulla verrà aggiunto rispetto agli attuali vincoli e norme. Si stilerà un piano d’area, che prevede di utilizzare le norme già esistenti, come per gli immobili, adottando le indicazioni del piano regolatore comunale della zona». Dura e contraria Lilia Garnier, sindaca di Villar Pellice così come Patrizia Geymonat, sindaca di Bobbio Pellice.
Proprio Geymonat ha ricordato ancora una volta di come «i nostri pascoli e i nostri alpeggi siano un fiore all’occhiello a livello regionale, e lo stesso assessore Valmaggia lo ha precisato, quindi la nostra paura è che il parco vada a interferire con vincoli restrittivi su queste attività che sono circa 250 in val Pellice».
Valmaggia ha invece sottolineato di come «i parchi incentivino la pastorizia, sostenendola e aiutandola, purché sia svolta in modo corretto».
E qui si aprirebbe un capitolo che sta diventando molto attuale. In val di Susa sono state scoperte dalla Guardia di Finanza delle truffe ai danni dell’Unione Europea per somme ingenti: quasi due milioni di euro e 7 aziende coinvolte che prendevano in affitto ettari di pascolo senza portare poi realmente gli animali in montagna e percependo però i fondi europei.
In val Pellice fortunatamente questa situazione non si verifica, essendo la gestione degli alpeggi comunale.
Il consigliere di minoranza Gianluca Vignale ha espresso forti dubbi sulla promozione del parco: «bene ridisegnare le aree protette ma poi per aver un ritorno turistico dobbiamo investire in comunicazione e promozione e non penso che ci siano i fondi per questo».
Ma i due interventi forse più rilevanti sono stati quelli del consigliere Elvio Rostagno e di Roby Boulard, gestore del rifugio Jervis e guida alpina: «sono stato sindaco a Usseaux – ha detto Rostagno – comune che fa parte del parco Orsiera-Rocciavré: è sufficiente chiedere agli allevatori se hanno trovato maggiori difficoltà».
Per Boulard invece «dovremmo provare a non perdere anche questo treno. Il Monviso per noi è importante. Dall’estero ci conoscono per questo, non per altro».
Grazie all’operato del Cai un altro piccolo passo avanti si è fatto, ma la chiarezza e la definizione non sono ancora vicini. Solo per i cacciatori e le associazioni di categoria è tutto chiaro: nel parco non si potrà cacciare.