Il dono della vita
05 marzo 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 119, 77
Signore, venga su di me la tua compassione, e vivrò
(Salmo 119, 77)
Il re disse ai suoi servi: «Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete». E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che incontrarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali
(Matteo 22, 9-10)
Noi viviamo: è un dato di fatto. Anzi: è la nostra unica certezza. Buona e cattiva sorte, salute e malattia, ricchezza e povertà sono situazioni possibili proprio perché viviamo. E siccome il mestiere di vivere è un’occupazione a tempio pieno, spesso siamo troppo presi dal nostro “lavoro” per alzare lo sguardo oltre noi stessi. C’è la nostra esistenza, che è centrale e della massima importanza per ciascuno di noi, ma non c’è solo quella. Vi sono anche le vite delle altre persone che, con la loro semplice esistenza, hanno un’influenza sulla nostra, e viceversa. Così come vi è l’esistenza di Dio, sebbene tanti vivano come se non ci fosse.
Viviamo per il semplice fatto di esistere? Sì. Ma “limitarsi” a vivere, è tutto quel che si può fare della propria esistenza? Se l’essere umano si limita a utilizzare il proprio tempo per mangiare, dormire e soddisfare i bisogni primari, che cosa lo differenzia dagli animali? Le parole che Dante pone sulla bocca di Ulisse, però, spingono in un’altra direzione: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»! Siamo chiamati a qualcosa di più. E come non annuire davanti alla confessione di Agostino: «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te»! Vivere, per quanto importante, non è solo sopravvivere, né soltanto lasciarsi vivere. Il significato e lo scopo stanno nel libretto d’istruzioni allegato. Qualcuno lo perde, qualcuno lo dimentica nel cassetto, alcuni non lo comprendono e altri, purtroppo, sono convinti di averlo capito meglio di tutti. Solo che l’importante non è vincere, ma partecipare, perché già partecipare – ossia vivere – è la cosa più bella. Chi comprende quale dono meraviglioso sia la vita, non può che essere riconoscente nei confronti del Donatore. E confessare che la vita autentica ha luogo solo grazie alla misericordia di Dio.