La nouvelle vague dell'ecumenismo
05 marzo 2015
I rapporti fra Cei e chiese protestanti segnano un nuovo passo: l'ultimo esempio è l'appello congiunto contro la violenza sulle donne
Qualcosa è cambiato è il titolo di un bel film di alcuni anni fa, interpretato da un istrionico Jack Nicholson e dalla brava Helen Hunt. Racconta di un arrogante misantropo, complessato e feroce verso l'umanità intera, che riscopre il valore dell'amicizia e della prossimità attraverso l'incontro casuale e non voluto con persone ferite e in difficoltà.
Non so perché, ma mi è venuto in mente questo titolo pensando al nuovo clima che si sta stabilendo nelle relazioni ecumeniche tra la Conferenza episcopale italiana e le Chiese protestanti. Prima è stata la volta del convegno sulla libertà religiosa, promosso a metà febbraio dalla Fcei a Roma, cui è intervenuto il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino: una prima volta assoluta, in cui il vescovo (voluto espressamente a questo delicato incarico da papa Francesco) ha – di fatto – lasciato cadere il veto storico con cui la Cei, per decenni, aveva bloccato ogni discussione parlamentare riguardo a una nuova legge che sostituisse la vecchia norma fascista sui “Culti ammessi”. Ora è la volta di un appello ecumenico comune contro la violenza sulle donne, che verrà sottoscritto ufficialmente il 9 marzo da varie Chiese cristiane italiane e che è stato promosso insieme dalla Fcei e dall'Ufficio ecumenismo e dialogo della Cei.
Sì, senza dubbio qualcosa è cambiato: fino a un recente passato, infatti, i rapporti tra la Cei e le Chiese protestanti italiane, pur restando nei limiti della correttezza, non erano mai stati né veramente fraterni né tantomeno paritari. A dirla tutta, era la Conferenza episcopale cattolica che non desiderava scendere dal suo trono per stabilire relazioni egualitarie con la “disobbediente” e fastidiosa minoranza protestante. I motivi erano tanti, da quelli di ordine teologico (vedi l'idea contenuta nella Dominus Iesus circa la dimezzata “ecclesialità” delle comunità riformate) a quelle di ordine psicologico (chiamiamola “sindrome del marchese del Grillo”). Fatto sta che la collaborazione vera e la promozione di iniziative comuni erano ridotte al minimo sindacale, e si limitavano per lo più alla stanca celebrazione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
Ora, improvvisamente, qualcosa è cambiato. Anzi, sembra cambiato tutto: dalle preclusioni teologiche ai pregiudizi psicologici. Come cattolico, faccio umilmente il tifo per questa nouvelle vague che la Cei ha inaugurato. E faccio voti perché sia l'inizio di un'epoca nuova di relazioni ecumeniche realmente fraterne.