Confrontati con il nostro peccato
04 marzo 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 41, 4
O Signore, abbi pietà di me! Guarisci l’anima mia, perché ho peccato contro di te
(Salmo 41, 4)
La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati
(Giacomo 5, 15)
Chi ha un minimo di familiarità con le riunioni di preghiera, sa come una delle richieste più comuni sia quella della guarigione. Cosa interessante, però, la quasi totalità di queste richieste si riferisce esclusivamente al corpo: molto raramente all’anima. Può darsi che questo sia dovuto all’imbarazzo di aprire completamente il proprio animo anche di fronte a persone con le quali si condivide la fede in Cristo; è possibile che sia più facile apprendere della patologia fisica di una persona cara, la quale, rispetto a una malattia spirituale, ha spesso sintomi esterni e osservabili; nondimeno, potrebbe pure essere che, normalmente, impressiona e preoccupa di più un malessere fisico rispetto a uno spirituale.
Ci sono malattie come alti livelli di colesterolo nel sangue o il diabete che, nell’immediato, non danno sintomi, ma le conseguenze della loro presenza, alla lunga, finiscono con il mettere in allarme. Nel caso delle malattie spirituali può valere la stessa cosa ma, molto spesso, è solo quando siamo confrontati con il nostro peccato – come Davide dal profeta Natan (cfr. II Sam. 12) – che prendiamo coscienza del nostro stato. E spesso neppure questo basta, perché se è difficile accettare la malattia fisica, lo è ancora di più accettare quella spirituale. Nessuno si vede tanto profondamente nel peccato quanto lo è in realtà: ci crediamo tutti migliori di quel che siamo e, comunque, gli altri fanno di peggio. Soltanto quando la luce della Parola di Dio illumina ogni angolo del nostro essere, riusciamo a vedere la gravità della nostra condizione e il bisogno di quell’aiuto che solo il Signore può offrirci. Ed ecco, allora, che anche una preghiera semplice, ma sincera, come quella del salmista può trovare ascolto. Perché non è la frase di circostanza del figliol prodigo «Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lc. 15, 21), ma la resa senza condizioni di chi, pur non avendo nulla da far valere a propria difesa, tuttavia si affida completamente all’amore del Padre: «O Signore, abbi pietà di me!». Da qui può iniziare un percorso di guarigione.