Le vie perdute dell’Europa medievale
04 marzo 2015
La “complessa modernità” del pellegrinaggio
In questi giorni statunitensi ho incontrato diversi colleghi che mi hanno prospettato l’idea di recarsi nei prossimi giorni a Santiago de Compostela in pellegrinaggio. Sulle prime non ci ho fatto molto caso – per quanto uno possa capire bene una lingua straniera, può sempre capitare che si fraintenda, che quella sfumatura malcompresa svii il senso di tutto il discorso. Poi ho chiesto meglio e non avevo capito male: effettivamente l’argomento pellegrinaggio è discusso in diverse chiese, i suoi simboli sono utilizzati nei culti – come le conchiglie, simbolo dei pellegrini di Santiago, sul tavolo della Santa cena. L’idea di intraprendere un pellegrinaggio a piedi, fino al santuario spagnolo edificato attorno all’anno 1000 affascina.
Pur non nascondendo le perplessità della nostra cultura nei confronti di tutto ciò che “sa” di santuario e di pietà cattolica medievale o pseudo tale, ho cercato di approfondire, e alcune motivazioni mi hanno colpito. Innanzitutto il fatto che per molti l’evento scatenante sia molto moderno, legato a un film del 2010, The Way (il titolo italiano è Il cammino per Santiago, tratto a sua volta da un libro, Off the Road: a Modern-day Walk Down the Pilgrim's Route into Spain, di Jack Hitt - non mi risulta sia stato tradotto in italiano). Nel film si narra di un drammatico – ma altamente simbolico – viaggio lungo l’antico percorso dei pellegrini di un medico americano pienamente inserito nel mondo contemporaneo ma non del tutto a proprio agio: il sottotitolo è «non è mai troppo tardi per trovare la propria strada». Mi spiegano poi che uno dei motivi del pellegrinaggio è la scelta di vivere un periodo di essenzialità più o meno lungo – e uno dei segni di questa sobrietà è la rinuncia dell’automobile. È una scelta comprensibile: negli Usa, a parte nei grandi centri, i mezzi pubblici sono una rarità, e le distanze sono davvero notevoli, soprattutto ai nostri occhi europei: 15-20 minuti di auto nella campagna sono un’inezia.
Tutto è a misura di automobile, si può fare la spesa, prelevare dal bancomat (e ovviamente mangiare un hamburger al fast food) senza mai alzarsi dal sedile dell’auto. Per strada non si incontra nessuno che vada a piedi, mancano perfino gli spazi lungo la carreggiata per camminare! Ripensare alla vita facendo a meno delle quattro ruote porta con sé anche altre conseguenze, pienamente volute: la scelta di viaggiare leggeri. Immaginare quanto può stare in uno zaino e quanto, di conseguenza, va lasciato a casa, perché il peso sulle spalle che sia davvero su misura. Pensare di poter abbandonare – pur se provvisoriamente – le attrezzature elettroniche, che qui costituiscono la cornice inevitabile e immancabile di qualsiasi comunicazione umana, accanto – e a volte al posto – della parola detta. Vivere in un tempo digitale implica comportamenti e linguaggi nuovi – ma anche contromisure, che più che negare il mondo di oggi cercano di fare i conti con esso, senza essere passivamente sottomessi.
Stando a quel che si dice il pellegrinaggio è una maniera per fare questo percorso, simbolica, ma anche fisica, perché comunque la strada che porta a Santiago di Compostela è lunga svariate decine di km. Anche questo è America e anche questi sono stimoli che vengono da settimane di incontri da questo lato dell’Oceano. E sinceramente sento la mancanza di quell’acuto analista che era Giorgio Girardet, che mi avrebbe aiutato a “leggere” questa modernità complessa – così sfaccettata da trovare in un film del terzo millennio il motivo per intraprendere un viaggio così primitivo sulle orme di pellegrini medievali.