L’avvenire che viene da Dio
04 marzo 2021
Un giorno una parola – commento a Geremia 29, 11
«Io so i pensieri che medito per voi», dice il Signore: «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza»
Geremia 29, 11
Al Padre piacque di far abitare in Gesù tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli
Calossesi 1, 19-20
Le parole del profeta Geremia ci ricordano che abbiamo bisogno di credere in un futuro, che niente ci deve scoraggiare e rendere impotenti. Il Signore dichiara il suo amore per noi e ci dice che non verrà mai meno. La vita porta delle esperienze negative, ma sappiamo che ne possiamo uscire. Conosco una ragazza che lavora come guida in un museo che durante la prima chiusura totale per la pandemia, ha perso il lavoro. In casa con il marito ha guardato delle vecchie fotografie e ha ripercorso la storia della sua famiglia e ha deciso così di scrivere un libro. Aveva tanto tempo davanti a sé, non si è scoraggiata, ha cercato un nuovo progetto di vita. Pur essendo totalmente digiuna del mondo dell’editoria ha anche trovato una casa editrice che ha pubblicato il libro. Questo è solo un esempio di una delle tante persone che hanno trovato un modo per superare le proprie difficoltà, che non si è arresa. Molti sono capaci di reinventarsi dopo un periodo di difficoltà. È a loro che dobbiamo guardare. Dove ritrovano la fiducia e la speranza? Dentro loro stessi, perché hanno la consapevolezza che esiste qualcosa oltre a ciò che stanno vivendo. Sanno guardare oltre al problema e cercano il modo di risolverlo. Credono, credono fermamente in ciò che fanno e che la loro vita prenderà una strada diversa. La via della fede che smuove le montagne ce l’ha insegnata Gesù. Gesù è la nostra guida, colui che ci ha dimostrato l’amore più grande e che non ha abbandonato il suo obiettivo, malgrado le contrarietà. La forza più grande proviene dall’amore. Gesù ci esorta a non farci sentire sconfitti e sopraffatti, perché anche la fragilità e la debolezza possono essere un gradino che porta alla vittoria finale. Chi si sente sconfitto ha bisogno di guardare a Gesù, perché il momento di credere è il tempo in cui viene voglia di lasciare andare, è l’istante in cui ci sentiamo sopraffatti. La forza che può nascere nel momento dell’abbandono di ogni resistenza è tale che porta alla realizzazione e a fare il salto verso un mondo nuovo che ci aspetta e che mai immaginavamo potesse esistere anche per noi.