Il bisogno di didattica in presenza. Per una scuola “quasi normale”
05 febbraio 2021
Studenti, insegnanti, famiglie sono messi alla prova da mesi dalla didattica a distanza o integrata. Ne parliamo con Marco Fraschia, preside del Liceo valdese di Torre Pellice, in provincia di Torino
Abbiamo chiesto al professor Marco Fraschia, preside del Liceo valdese di Torre Pellice, in provincia di Torino, di raccontarci la didattica, le criticità e le speranze di questo momento particolare dell’anno scolastico.
La conclusione del primo quadrimestre coincide con circa un anno di pandemia. Se dovesse fare una fotografia di questo momento, quali sono gli elementi che inquadrerebbe?
Sicuramente la prima metà del quadrimestre è stata “quasi normale”. Abbiamo avuto lezioni in presenza, pur con regole ferree che, avendo deciso di iniziare scuola il 1° settembre, abbiamo adottato fin da subito, prima ancora che venissero segnalate dalle varie ordinanze. Rilevazione della temperatura all’ingresso, accessi differenziati, distanziamento, mascherina, igienizzazione delle mani. Nella seconda metà del quadrimestre siamo invece tornati ad una situazione molto simile a quella della primavera del 2020. Unica differenza è che almeno gli studenti con bisogni educativi speciali potevano venire a scuola. Abbiamo cercato di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dagli strumenti della didattica a distanza per valorizzare i momenti comuni che spesso caratterizzano la vita scolastica e quella del Liceo valdese in particolare. Incontri e laboratori virtuali su temi come cyberbullismo, lotta contro le mafie, giorno della memoria, ma anche la realizzazione collettiva in diretta on line – ognuno a casa sua – di biscotti natalizi al posto della consueta festa di Natale organizzata dal quarto anno. Oppure, l’Open Night on line durante la quale è stato presentato l’opuscolo con gli interventi dedicati allo sport all’inaugurazione dell’anno scolastico 2019-2020. Ci siamo collegati con colleghi ed ex studenti lontani nel mondo (Germania, Inghilterra, Cina e Stati Uniti) e sono state consegnate le borse di studio dell’Associazione Amici del Collegio, della famiglia Travaglini e del Lions Club Luserna San Giovanni – Torre Pellice. Abbiamo cercato, insomma, di sfruttare al meglio la situazione di crisi ed emergenza in cui ci si trovava a livello nazionale e regionale.
Il liceo valdese ha, come caratteristica territoriale, quella di essere idoneo a lezioni in presenza fin dall’inizio dell’anno. Perché?
Le nostre sono classi articolate con numeri che non superano le 22 unità per ogni classe. Queste stanno assieme in aula solo per le materie comuni (Italiano, Matematica, Storia, Inglese etc), ma si dividono per le varie materie di indirizzo (Latino, Greco, Tedesco, Francese, Cinese, Laboratorio di Scienze etc). Pertanto abbiamo numeri molto piccoli, sotto la decina, facilmente distanziabili e gestibili con tutta sicurezza. Inoltre per quanto riguarda il problema trasporti che tanto ha fatto discutere in merito all’apertura/chiusura delle scuole, noi siamo in contro tendenza, perché i nostri studenti si muovono dal centro verso la periferia. Cioè da Pinerolo – il principale centro abitato del territorio dove si concentrano quasi tutte le scuole superiori della zona e ogni giorno decine di mezzi pubblici portano centinaia di studenti – verso Torre Pellice, in valle. Inoltre, il numero di nostri studenti che utilizza il trasporto pubblico lungo la linea Pinerolo – Torre Pellice è tale per cui l’autobus risulta pieno al 50% con garanzia di distanziamento.
Quali sono i vincoli che si sentirebbe di ridiscutere con le istituzioni?
Essenzialmente la presenza in classe. Come ho già detto il trasporto nel nostro caso non crea affollamento e anche le classi articolate ci permettono di avere indirizzi con pochi studenti in grado di rispettare il distanziamento. Manterrei il vincolo, adottato fin dall’inizio dell’anno scolastico, di rilevazione temperatura all’ingresso, uso delle mascherine, distanziamento e igienizzazione.
Cosa avete messo in campo per il benessere dei ragazzi e delle ragazze che frequentano l’Istituto?
Il piano di sicurezza è stato pensato fin da giugno al termine dello scorso anno scolastico, approfittando dell’estate per l’adeguamento. La scuola è sempre aperta per gli studenti con bisogni educativi speciali. Abbiamo tuttavia esteso questa possibilità, valutata volta per volta dal consiglio di classe, anche a chi ha problemi di connessione e ha manifestato evidenti e significativi segni di disagio e sofferenza nella didattica a distanza.
Come valuta le collaborazioni fra istituzioni, scuola e famiglie in questo momento?
Per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni il problema più grande e sentito, a tutti i livelli – insegnanti, studenti e genitori – è la costante incertezza e i cambiamenti repentini nelle decisioni di Stato e Regione. Per esempio sulla riapertura delle scuole, sulle percentuali degli studenti in presenza, spesso comunicati nel fine settimana per entrare in vigore già il lunedì. Tutto questo crea problemi oggettivi alla scuola sia per l’organizzazione pratica dell’ultimo momento sia per l’imbarazzo e la difficoltà a dover spiegare e giustificare alle famiglie queste comunicazioni improvvise. Nei rapporti con gli studenti e le famiglie il problema più sentito è la sottovalutazione della didattica a distanza come momento di lezione vera e propria. Si registrano spesso ritardi e assenze anche a metà mattinata e non sempre per oggettivi motivi di connessione, non si rispettano i termini e le consegne dei lavori assegnati. Soprattutto gli studenti più giovani, per evidenti motivi anagrafici, hanno più difficoltà a vivere con senso di responsabilità e maturità la didattica a distanza.