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Preghiera e speranza

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 10

Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima
Isaia 65, 17

Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra
Matteo 6, 10

In periodi bui il regno di Dio si presenta come la novità che ci permette di avere uno sguardo propositivo sulla realtà, animato dalla speranza di una nuova opera creatrice che la risanerà completamente. Per vivere questa speranza non abbiamo bisogno di squalificare le speranze terrene; esse sono dei tipi più diversi, ma hanno in comune il desiderio di un cambiamento in meglio di una situazione e lo stimolo a fare qualche cosa per ottenere quel cambiamento. 

Oggi quello stimolo è particolarmente necessario, di fronte a problemi enormi che, se non risolti, avvieranno una disgregazione della società che aggraverà in modo catastrofico le disuguaglianze già oggi esistenti. In gennaio non sappiamo se la situazione migliorerà o peggiorerà, anche se tutti e tutte ci auguriamo che il contenimento del Sars-CoV-2 riesca (malgrado le sue mutazioni in corso e le prevedibili difficoltà nella distribuzione dei vaccini) e che si possa seriamente pensare a una ripresa che non sia a vantaggio di pochi.

Portiamo queste preoccupazioni nella preghiera «Venga il tuo regno». Alla sua base sta la speranza che nasce dalla risurrezione e che nulla può attenuare. Il buio della sofferenza non la soffoca; la luce dei momenti lieti non è così forte da farla impallidire. Vive nella profondità del nostro cuore e da lì rischiara ogni aspetto dell’esistenza. È strettamente connessa alla vita che viviamo ora, riempie questa nostra vita attuale mentre la apre verso la novità del regno di Dio.

 

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