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Offrire a Dio un sacrificio di lode

Un giorno una parola – commento a Ebrei 13, 15

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,ti celebreremo in eterno,proclameremo la tua lode per ogni età
Salmo 79, 13

Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome
Ebrei 13, 15

L’autore dell’Epistola agli Ebrei ci accompagna nella nostra sequela fino a farci comprendere che il sacrificio che il Signore ci chiede è il frutto di labbra che confessano il suo Nome. Un sacrificio di lode. La bellezza e il senso della nostra vita trovano pienezza nella lode a Dio, dilatandosi e aprendosi al dono di sé ai prossimi che incontriamo ogni giorno, il prossimo della porta accanto.

Certo, dentro il vissuto delle nostre giornate non manca anche la parte del “sacrificio”; quei sacrifici in quanto rinunce o privazioni che possono far diventare le nostre giornate tristi, piene d’ansia e di paure. Un deficit di salute, la perdita del lavoro, una separazione o semplicemente affrontare il carattere di una persona cara o di un collega di lavoro, o un progetto che non va a lieto fine.

Il Signore non ci chiede di offrire a Lui questi sacrifici, piuttosto è lui che si sacrifica accanto a noi per darci forza e speranza affinché possiamo affrontare le difficoltà del momento. La salvezza che ci offre è frutto d’amore più che di sacrifici.

La stessa morte di Gesù va interpretata come atto di donazione per l’intera umanità, il nostro sommo sacerdote sa compatire le nostre stesse infermità essendo stato provato “in ogni cosa a somiglianza di noi” (Ebrei 4, 15).

Come il Maestro, i discepoli e le discepole non devono cercare privilegi o vantare meriti, devono invece donare se stessi per il bene comune. Questo è il loro sacrificio di lode.

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