Perseveranza
06 novembre 2020
Un giorno una parola – commento a II Tessalonicesi 3, 5
Io sono il Signore, e non ce n’è alcun altro; Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l’avversità; io, il Signore, sono colui che fa tutte queste cose
Isaia 45, 5a; 7
Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo
II Tessalonicesi 3, 5
Pazienza nel contesto biblico non è mai un aspettare con ‘le mani che penzolano’ (Sofonia). Nella Bibbia Diodati il termine ‘perseveranza’ fa capire meglio ciò che è inteso. Perseveranza vuol dire che non ti allontani dall’obiettivo, che resti fedele alla fede, indipendentemente dalla sofferenza e dalle prove che ti aspettano.
Vuol dire vivere con uno sguardo diretto verso ciò che si trova oltre l’orizzonte del qui e ora. Dietro l’orizzonte si vedono tante cose meravigliose che stanno per arrivare. Tutta quella bellezza ci dà l’ispirazione per essere risoluti ora e per non cedere a forze che vogliono trascinarci nella direzione opposta. Quindi, non un soccombere alla pressione, ma un appello a rimanere coscientemente sotto quella pressione.
In questo periodo in cui perversa il virus il pericolo di soccombere, di lasciar perdere, sta dietro l’angolo. Allora la perseveranza diventa una parola chiave per la nostra fede in questo tempo. Perseveranza e speranza si collocano sullo stesso piano nella Scrittura. La speranza biblica dirige il nostro sguardo in avanti, crea attesa. La speranza è orientata al futuro. In mezzo a tutto il dolore che la perseveranza può comportare, la speranza ci fa aspettare con ansia il regno di Dio di cui Cristo è il precursore.
C’è bisogno della perseveranza, forze opposte emergono di continuo. Fortunatamente, non bisogna farlo con le nostre forze perché: «Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore» (I Corinzi 13, 13). L’amore di Dio alla fine rende possibile la perseveranza.