Elezioni Usa 2020, «sceglieremo il caos o la comunità?»
02 novembre 2020
La dichiarazione del consiglio direttivo del National Council of Churches (Ncc), che riunisce 38 chiese e più di 35 milioni di cristiani negli Stati Uniti: «Possa Dio davvero infondere nuova vita nell'anima della nostra nazione»
«La nostra nazione si trova sull’orlo di un precipizio. Siamo di fronte a una decisione cruciale: lavoreremo per essere all’altezza degli ideali su cui è stata fondata la nostra nazione? Oppure permetteremo alle divisioni, alla paura e all’odio di dettare legge? Possiamo restare uniti e amare i nostri vicini, specialmente quelli che non sono proprio come noi? Come ha chiesto profeticamente il pastore Martin Luther King decenni fa, sceglieremo il caos o la comunità?». Interrogativi che suonano come un vero e proprio monito, questi, contenuti in una dichiarazione ufficiale del board (il direttivo) del Consiglio nazionale delle chiese cristiane negli Usa (Ncc), pubblicata il 28 ottobre sul sito dell’organizzazione.
Il momento cruciale è ovviamente l‘election day del 3 novembre prossimo: le 59° elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Se è pur vero che il mondo degli evangelici nordamericani è genericamente schierato a destra (con alcune eccezioni, di cui abbiamo parlato anche qui di recente) e quello cattolico è tendenzialmente pro Joe Biden, le voci protestanti hanno posizioni più complesse ed articolate.
Di qui l’importanza dello statement, ovvero della dichiarazione, del consiglio guidato dal pastore Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli USA appunto. Si tratta infatti di un organismo ecumenico che comprende 38 chiese in rappresentanza di 35 milioni di cristiani protestanti, anglicani, ortodossi e altre confessioni.
Due gli elementi-chiave del testo: la pandemia, e la gestione dell’emergenza sanitaria con tutti gli annessi e connessi del caso, da parte dell’amministrazione di Donald Trump, e il razzismo, con le proteste seguire all’uccisione di George Floyd e il movimento Black lives matter.
Per quanto concerne il tema della discriminazione, l’organizzazione esprime «ammirazione» e ringrazia «coloro che si sono impegnati in prolungate proteste pacifiche contro il razzismo, in un movimento che ha determinato questo momento in cui può avvenire un vero cambiamento. Uniamo le nostre voci alle loro nel chiedere questo cambiamento. Ci uniamo a loro nell’insistere su riforme nella polizia e nella giustizia penale, nelle politiche bancarie e abitative, nell’istruzione e in innumerevoli altri aspetti del razzismo sistemico. Ci uniamo a loro nel chiedere un nuovo livello di responsabilità per le nostre chiese e anche dentro di noi. Ci uniamo a loro nel testimoniare la possibilità di stabilire ciò che il dottor King ha chiamato la “comunità amata”. E, mentre lo facciamo, chiediamo al nostro governo di unirsi a noi nell’assumere un ruolo di leadership in questo lavoro, soprattutto per affrontare la necessità di compensazioni per coloro che hanno subito l’eredità del razzismo».
Sulla pandemia, invece, «chiamiamo la nostra nazione a prendere misure straordinarie per sconfiggerla. Una strategia coordinata guidata dal governo federale è essenziale per mitigarne la diffusione; sviluppare in sicurezza un vaccino e fornire dispositivi di protezione individuale a tutti coloro che ne hanno bisogno. Indossare le mascherine, rispettare il distanziamento fisico ed evitare assembramenti sono atti di servizio per i cristiani, attraverso i quali facciamo la nostra parte per proteggere la vita dei più vulnerabili tra noi. Ci lamentiamo del tempo che è stato perso prima di far compiere questi semplici passi e chiediamo al nostro governo di agire rapidamente e immediatamente per mettere il nostro paese sulla retta via».
Intanto da più parti le diverse confessioni invitano comunque gli elettori ad andare alle urne. Sempre il NccUsa parla del voto come di un «super potere», «da usare bene». Si fa riferimento anche alla sicurezza e all’integrità del sistema elettorale: un tema già molto discusso e oggetto di recenti prese di posizione, di cui abbiamo scritto qui, che alludevano nemmeno troppo velatamente alla possibilità di brogli elettorali o irregolarità e assenza di trasparenza nell’iter che si concluderà coi risultati.