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Dio non ci ha abbandonato nei lacci della morte

Un giorno una parola – commento a Salmo 39, 5

Ecco tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te, certo, ogni uomo benché saldo in piedi, non è che vanità
Salmo 39, 5

Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo
II Timoteo 1, 10

Abbiamo ancora tutti negli occhi le impressionanti immagini della colonna di mezzi militari che usciva dal cimitero di Bergamo e trasportava bare, un lugubre corteo di salme, immagini che racchiudevano tutta la caducità umana, la fragilità della nostra esistenza.

Eppure, un tempo, questa fragilità non ci apparteneva… Almeno sino alla trasgressione dell’Eden, quando, «per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5, 12).

Il peccato ha fatto sì che la morte, il dolore, la sofferenza, signoreggiassero sull’uomo.

Ma il Signore, nella sua misericordia, ha mal sopportato questa triste condizione per la sua creatura ed hai inviato il Figlio, la Vita, affinché avessimo vita in abbondanza (cfr. Giovanni 10, 10).

A giusta ragione l’apostolo Paolo poteva affermare: «…come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti» (Romani 5, 19).

Ringraziato il Signore, Dio della grazia, che non ci ha abbandonato nei lacci della morte facendoci risuscitare con Cristo, primiziadi quelli che sono morti (cfr. I Corinzi 15, 20).

Consci di questa inenarrabile realtà, uniamoci al canto dei redenti di ogni tempo: «O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?» (I Corinzi 15, 55).

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