La legge anti-moschee sbarca in parlamento
13 febbraio 2015
Un’interrogazione dell’onorevole Lacquaniti sulle restrittive normative per l’edificazione di nuovi luoghi di culto in Lombardia
La legge “anti-moschee” che limita la possibilità di costruire nuovi edifici di culto, varata dalla regione Lombardia la settimana scorsa, approda come c’era da attendersi anche in parlamento. Luigi Lacquaniti del partito Democratico, valdese, è il primo firmatario di un’interpellanza al ministero degli Interni e al ministero degli Affari Regionali volta a conoscere « come questi soggetti abbiano intenzione di salvaguardare la libertà di culto e la sicurezza in Lombardia».
Secondo Lacquaniti non è un caso che sia proprio la Lombardia la prima regione a ratificare una simile legge: «la maggioranza che siede in consiglio regionale, chiaramente su mandato della Lega Nord ha approvato queste limitazioni legislative alla costruzione di nuovi edifici di culto. Si tratta di un provvedimento fortemente ideologico che nulla ha a che fare con le esigenze urbanistiche delle nostre città (l’impianto della legge ruota proprio intorno a concetti di ordine pubblico e sicurezza) e che non viene imposto ad alcuna altra realtà associativa, ma riservato soltanto alle confessioni religiose».
La nuova legge approvata prescrive fra l'altro l'installazione di telecamere di sorveglianza dei templi e luoghi di culto costantemente collegate con le Forze dell'ordine e la garanzia di una disponibilità di parcheggi a servizio del luogo di culto, pari addirittura al 200% della superficie dell'immobile. Ma i dibattiti dopo i fatti di Parigi e le recenti disposizioni del sindaco di Milano Giuliano Pisapia (che ha indetto un bando per trovare aree disponibili per la costruzione di nuovi edifici di culto) paiono andare nella situazione opposta: «Esatto. La norma è stata chiaramente ideata per sfruttare a scopo ideologico la situazione emergenziale seguita agli attentati di Parigi e penalizzare in particolare l'Amministrazione Pisapia che sta attuando in questa materia una politica ispirata a dialogo e tolleranza. Per tentare di aggirare l'evidente incostituzionalità, il legislatore regionale lombardo ha esteso la norma a tutti i culti. La norma interessa anche i luoghi annessi al luogo di culto vero e proprio, come gli oratori».
Difficile pensare che i fedeli di qualsivoglia religione smetteranno di riunirsi perché ostacolati dalla burocrazia: «Queste realtà sono parte della società lombarda e nessuna regola urbanistica potrà cancellarle: d’ora in avanti, semplicemente, invece che costruirsi spazi adeguati, continueranno a riunirsi per strada, in scantinati, in luoghi non censiti e questi si difficilmente controllabili». Da qui la decisione di appellarsi anche al ministro degli Interni perché «è nella ghettizzazione, nell'esclusione, che trova terreno fertile il fanatismo, il cui unico antidoto è il dialogo. L’ordine pubblico appare molto più a rischio con queste nuove normative».
A questo link trovate l’intero testo dell’interrogazione parlamentare.
Primi firmatari al momento sono i seguenti parlamentari: Lacquaniti, Chaouki, Gadda, Quartapelle, Marzano, Scuvera, Piazzoni, Giuseppe Guerini, Zan, Laforgia, Malpezzi, Moretto, Ragosta, Lavagno, Gasparini, Albini, Bergonzi, Romanini, Tidei, Bruno Bossio, Fiano, Tentori, Carnevali, Cominelli, Civati, Carra, Braga, Rampi.