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Comunità di Sant'Egidio accoglie 300 migranti dalla Grecia con i corridoi umanitari

Firmato ieri un protocollo con il ministero dell'Interno italiano per evacuare in maniera sicura famiglie e minori dalle isole dell'Egeo, in particolare da Lesbo

È stato firmato ieri, alle 17.30 al Viminale, l’accordo tra la Comunità di Sant’Egidio e lo Stato italiano per l’ingresso nel nostro paese di 300 profughi provenienti dalla Grecia, in particolare dall'isola di Lesbo, dove pochi giorni fa è scoppiato un incendio che ha reso impossibile la vita di migliaia di richiedenti asilo. Nel protocollo d’intesa, che ha come suoi pilastri l’accoglienza e l’integrazione, si legge che sarà favorito l’arrivo «in modo legale e in condizioni di sicurezza di richiedenti protezione internazionale, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili per i quali risulta necessario ed urgente un percorso di inclusione e stabilizzazione sociale, culturale e linguistica». Il progetto, che avrà la durata di 18 mesi, darà priorità al trasferimento di famiglie e alcuni minori non accompagnati.

Viva soddisfazione è stata espressa dai firmatari dell’accordo che rappresenta di fatto una prima risposta italiana all’appello dell’Unione Europea per il ricollocamento dei rifugiati presenti a Lesbo e in tutta la Grecia. 

«I corridoi umanitari fanno emergere il volto di un’Italia che, con altri Paesi europei, guarda al futuro rispondendo alle crisi umanitarie con senso di umanità e percorsi di integrazione – commenta il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo -. È l’Italia fatta da cittadini che non si rassegnano alla sofferenza di chi fugge da gravi crisi umanitarie, ma vuole dare una risposta basata su accoglienza e legalità.  Il nostro Paese, ormai da tempo, ha mostrato di credere in questo modello di accoglienza che coinvolge da vicino la società civile. Per i richiedenti asilo, che vivono in condizioni drammatiche nell'isola di Lesbo, si riapre la speranza di una nuova vita in Italia e nel nostro continente».

Intanto prosegue la raccolta firme e le mobilitazione di molte associazioni e privati cittadini: qui è possibile aderire all'appello per tenere accesi i riflettori sul dramma di migliaia di persone bloccate sulle isole dell'Egeo.

 

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