Al via la settimana di incontri e dibattiti «Generazioni e Rigenerazioni»
21 agosto 2020
La moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta: «Pluralismo di voci in dialogo e di fronti di impegno intrecciati» nell'anno senza Sinodo
Quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19, la settimana che tendenzialmente vede lo svolgersi del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi sarà invece caratterizzata da una serie di iniziative compendiate dal titolo generale «Generazioni e rigenerazioni. Avere cura di persone, memorie e territori». Ne parliamo con la diacona Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese.
– Il “Sinodo mancato” è una lacuna nella vita della Chiesa: che cosa perdiamo provvisoriamente, tutti e tutte, dovendo rinunciare al momento fondamentale di governo della Chiesa stessa – un momento non sostituibile?
«Perdiamo la possibilità di decidere e agire su temi cruciali per la vita della Chiesa attraverso momenti strutturati di confronto democratico e verifica che coinvolgono, in posizione paritaria, pastori, diaconi e “laici”, uomini e donne, rappresentanti di chiese locali e membri di commissioni permanenti. Una situazione eccezionale (era successo in passato soltanto durante la seconda guerra mondiale), che richiede grande disciplina e senso del limite nello svolgimento dei propri compiti da parte degli organi elettivi e lo sforzo di ricercare, nei mesi a venire, opportuni momenti di consultazione e alimento della riflessione il più possibile a partire dalla base della Chiesa».
– Nella settimana che sarebbe stata quella sinodale, peraltro, si è dato vita a una serie di iniziative che, oltre a essere interessanti di per sé, hanno la caratteristica di essere state organizzate da un nutrito gruppo di soggetti, variamente organici alle nostre chiese: un bel segnale, e anche un bel messaggio da dare, sia all’interno sia all’esterno delle chiese...
«Siamo davvero molto contenti di questa collaborazione, ampia e variegata, che corrisponde all’esigenza fortemente avvertita di rendere visibile il pluralismo di voci in dialogo e di fronti di impegno intrecciati (spirituale, culturale, sociale, umanitario) di cui crediamo abbia bisogno un credibile annuncio evangelico. Talenti, competenze, prospettive e linguaggi diversi messi al servizio di un filo comune di impegno dentro e fuori le chiese, con una particolare attenzione alle difficoltà ma anche alle potenzialità di sviluppo del territorio delle valli valdesi e ai soggetti fragili che sono stati fra i più esposti agli effetti del lockdown: dalle donne vittime di violenze familiari, ai bambini privati della socialità, dei giochi, delle opportunità educative e di apprendimento; dalle persone in situazione di precarietà abitativa ed economica, agli anziani nella case di riposo, ai migranti sfruttati in agricoltura».
– Alcuni di questi momenti serviranno anche a fare il punto su come il Covid abbia cambiato le nostre vite: che cosa possiamo dire dal punto di vista delle chiese evangeliche in Italia? Come faremo a ripartire dal punto di vista spirituale?
«È una domanda con la quale si confronteranno, in particolare, due appuntamenti della settimana: la Giornata teologica “Giovanni Miegge”, dedicata al tema dell’incontro di predicazione e vita, fra crisi e speranza; e l’Assemblea degli iscritti a ruolo, in cui vi sarà spazio per una riflessione sulle difficoltà e gli interrogativi affrontati da pastori e diaconi nell’esercizio del loro ministero di fronte al drammatico isolamento delle persone nel tempo della malattia, del fine vita, del lutto e più in generale alle emergenze spirituali e ai bisogni di cura d’anime emersi nel periodo del lockdown. Un tempo di emergenza caratterizzato, però, anche da positive esperienze di collaborazione fra chiese vicine, dagli sforzi per raggiungere anche le persone più distanti, dalla sperimentazione di linguaggi e modalità di comunicazione che hanno aggregato anche persone che non frequentavano la chiesa, che si spera non vadano persi. Le chiese evangeliche in Italia, in ogni caso, hanno sempre vissuto in bilico, nella tensione fra la precarietà e fragilità della propria condizione di estrema minoranza e la consapevolezza di avere comunque una vocazione specifica da onorare nel nostro Paese, con fiducia e passione. È forse il rischio di un progressivo smarrimento del senso di questa comune vocazione a preoccupare oggi e a fare sentire, dunque, la stanchezza dello sforzo di sopravvivenza, invece che la gioia e la speranza della visione dei segni dei nuovi cieli e di una nuova terra, da alimentare con un rinnovato impegno di ascolto e condivisione della Parola».
L’appuntamento è dunque per lunedì 24 agosto, nella struttura posta all’interno del giardino della Casa valdese a Torre Pellice. Di tutta la settimana trovate qui il programma completo.