Accadde oggi, 9 febbraio
09 febbraio 2015
9 febbraio 1907 - Muore Paolo Geymonat pastore valdese e evangelizzatore
Figlio di Jean Pierre e Marie Bonnet, nacque a Villar Pellice, nel 1837 entrò al Collegio valdese di Torre Pellice e nel 1844 terminati gli studi superiori si recò a Ginevra presso l’École de Théologie de l’Oratoire, il cui ambiente risvegliato segnò sensibilmente la sua teologia e la sua spiritualità.
Durante gli anni delle sua formazione teologica si recò per un breve periodo di studio nel Württemberg per perfezionare la sua preparazione filosofica e nel 1849, su richiesta del Comité d’Évangélisation Italien-Suisse fu inviato a Firenze e a Roma per sostenere la missione di evangelizzazione avviata nella penisola italiana sulla scia del movimento risorgimentale. Tornato a Ginevra, nel novembre del 1850 terminò i suoi studi e dopo la consacrazione a pastore valdese fu inviato dalla Tavola Valdese a Firenze dove affiancò nell'opera di evangelizzazione il pastore Bartolomeo Malan, il quale si occupava della Chiesa Riformata francese; scoperto dalla polizia durante una riunione di preghiera fu arrestato ed espulso dal Granducato. Successivamente lavorò a Torino e dal 1851 a Genova, città nella quale da alcuni anni era stata avviata l’attività di evangelizzazione e dove ebbe come collaboratore Bonaventura Mazzarella.
Con la fondazione della Scuola di Teologia a Torre Pellice fu chiamato a tenervi l’insegnamento di dogmatica, e insieme al pastore Giorgio Appia, propose al Sinodo del 1860 di trasferire la Scuola a Firenze, dove all’attività di insegnamento affiancò sempre quella di pastore. Intorno a lui e alla sua predicazione si costituì infatti il nucleo che avrebbe dato vita alla Chiesa valdese di Firenze: fin dal suo arrivo in città egli si era dedicato alla comunità che si andava formando nonostante inizialmente non avesse ricevuto un incarico ufficiale in tal senso dal Comitato di Evangelizzazione.
Animato da spirito missionario, concepì come elementi fondamentali dell’opera pastorale l’azione di evangelizzazione e di predicazione, egli desiderava inoltre che le comunità italiane che si formavano con l'attività di evangelizzazione si integrassero nella Chiesa Valdese sulla base di un'adesione spontanea.
Insieme al pastore Alessandro Gavazzi della Chiesa Cristiana Libera, fu tra i sostenitori dell’unificazione fra le Chiese evangeliche italiane e gli fu affidato l’incarico di compiere uno studio sulla possibilità di realizzare tale unione sul piano dottrinale.
Andò in emeritazione nel settembre del 1902 e morì a Firenze nel febbraio del 1907. Fu per ben 16 volte presidente del Sinodo Valdese.
Formatosi nel solco della tradizione teologica risvegliata, secondo cui la fede si esprime come intima esperienza di comunione con Cristo, per mezzo del quale Dio ha rivelato la verità, sosteneva l’integrale ispirazione della Bibbia. Nel riconoscere la piena autorità della rivelazione in essa contenuta non applicava la critica biblica, che pure era in pieno sviluppo negli ultimi anni della sua attività. Le sue posizioni teologiche emergono nell’opera La teologia del Vangelo ossia teologia biblica del Nuovo Testamento (Firenze, 1899). Sentiva forti preoccupazioni etiche, soprattutto in rapporto alla giustificazione per fede, e nel suo scritto La scienza del bene ossia morale cristiana (Firenze 1893), esaminava le teorie morali contemporanee. Collaborò con la «Rivista Cristiana».
Fonte studivaldesi.org