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A Palermo intitolata una via al pastore Pietro Valdo Panascia

Partecipata e sentita cerimonia ieri 5 luglio alla presenza di moltissime persone, comprese le autorità politiche e religiose cittadine

Palermo, domenica 5 luglio è stata scoperta dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando la targa che inaugura la nuova via dedicata al pastore Pietro Valdo Panascia (1927-2007), coraggioso testimone di fede e di impegno sociale, che qui visse e operò come pastore dal 1958 al 1972. Fondatore del Centro diaconale nel quartiere La Noce, partecipò in prima persona alle iniziative di solidarietà per il terremoto del Belice. 

«L’intitolazione vuole essere un riconoscimento collettivo di Panascia da parte della cittadinanza, per il suo impegno civile e antimafia», ha osservato il pastore Peter Ciaccio, che nello stesso giorno ha salutato insieme alla sua famiglia la comunità palermitana, che ha curato per nove anni, prima di trasferirsi a Trieste. 

La richiesta ufficiale venne sottoposta al servizio Toponomastica della Città di Palermo dalla chiesa valdese nel maggio 2017, decennale della morte del pastore ma anche cinquecentenario della Riforma protestante, e approvata con atto del 28 luglio firmato dal sindaco Orlando. Inizialmente proposta per un tratto di via dello Spezio dove si trova la chiesa valdese, la variazione della denominazione ha interessato una strada priva di vincoli da parte della Soprintendenza, il tratto di via Isidoro La Lumia, tra il Teatro Politeama e la chiesa valdese di via Spezio 

La strage mafiosa di Ciaculli, località palermitana in cui il 30 giugno 1963 persero la vita quattro carabinieri, due militari dell’esercito e un poliziotto, scosse l’opinione pubblica in tutta Italia. Eppure a Palermo la notizia su avvolta da un “silenzio assordante” (scriveva Luca Baratto in un editoriale nel 2013), «rotto solo dalla piccola chies valdese e dal suo pastore, Pietro Valdo Panascia, che fecero affiggere sulle vie cittadine un manifesto che ricordava il comandamento non uccidere. Una parola profetica che pesò sulle coscienze di chi non aveva alzato la propria voce». 

 

 

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