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Credere e amare

Un giorno una parolacommento a 1 Giovanni 3, 23

Le tue mani mi hanno fatto e formato; dammi intelligenza e imparerò i tuoi comandamenti
Salmo 119, 73

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato
I Giovanni 3, 23

La vita di fede è, prima di tutto, un’accoglienza libera e gioiosa nella propria vita della Buona Novella dell’amore di Dio rivelato in Gesù Cristo,e non un comando o un obbligo. Non è possibile comandare a credere o ad amare, ma se si considera che l’oggetto della fede è il nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, l’unico nome che ci è stato dato per la nostra salvezza (cfr. Atti 4, 12), ci si rende conto che è per il nostro bene più grande, ossia la salvezza delle nostre anime che ci è comandato di credere, di accogliere il dono della fede che Dio ci offre, dato che non ci sono altre scelte o alternative. Giovanni non fa altro che ribadire la parola del suo Maestro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6, 29). 

Altrettanto per quanto riguarda il nostro amore: per essere vero deve fondarsi sull’amore di Dio e rispondere all’imperativo del comandamento divino che comanda l’amore, esigendo la reciprocità.

È perché Dio ci ha amati per primo che possiamo credere in lui e amarlo a nostra volta, e amarci gli uni gli altri. Credere e amare diventano allora la stessa cosa, perché non è possibile credere in Dio senza amarlo o viceversa, e senza amare il prossimo che è il volto visibile di Dio. I due comandamenti sono posti nel loro ordine naturale: è solo credendo veramente in Gesù Cristo che possiamo arrivare ad amarci gli uni gli altri. 

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