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Sfogliando i giornali del 3 febbraio

Ucraina, gli Stati Uniti potrebbero inviare armi all’esercito di Kiev,  Nigeria, l’esercito annuncia di aver riconquistato cinque città, Medio oriente, Netanyahu congela i fondi dell’Anp, Filippine, dopo la battaglia nel Minadanao il governo chiede collaborazione ai ribelli, Un soldato condannato a morte in Corea del Sud

 

01 – Ucraina, gli Stati Uniti potrebbero inviare armi all’esercito di Kiev

Il governo degli Stati Uniti sta considerando l’ipotesi di inviare armi in Ucraina per sostenere l’esercito di Kiev nei combattimenti contro i ribelli filorussi nell’est del paese.

La decisione ufficiale potrebbe arrivare nei prossimi giorni, e la portavoce della Sicurezza nazionale, Bernadette Meehan, ha affermato ieri che gli Stati Uniti stanno vivendo un momento di nuova pianificazione della propria politica in Ucraina. Inizialmente, infatti, il presidente Barack Obama si era opposto all’idea di armare l’esercito di Kiev, con il timore di alimentare i contrasti con la Russia.

Finora gli aiuti inviati all’esercito erano stati di tipo tecnico, come maschere antigas e radar. Come racconta il New York Times, il fallimento di questo tipo di sostegno e delle sanzioni per fermare la Russia dall’aiutare i ribelli sta spingendo gli Stati Uniti a rivalutare l’idea di inviare armi come missili anticarro, per un totale di circa tre miliardi di dollari.

Intanto, Alexander Zakharchenko, il leader della repubblica separatista di Donetsk, ha dichiarato che conta di mobilitare nei prossimi 10 giorni almeno 100.000 uomini per combattere le forze di Kiev.

 

02 – Nigeria, l’esercito annuncia di aver riconquistato cinque città nel nordest del paese

La Nigeria ha annunciato di aver riconquistato la città di Gamboru, nello stato del Borno, e altre quattro città sotto il controllo di Boko haram nel nordest del paese. L’operazione militare è stata condotta dall’esercito nigeriano con il sostengo di milizie di volontari civili e delle forze del Ciad e del Camerun, che da giorni stanno bombardando la zona.

I recenti parziali successi militari delle forze governative della Nigeria e dei paesi che sono intervenuti in sostegno al governo di Abuja non riescono però a fermare le violenze: è infatti di almeno tre morti e 18 feriti il bilancio, ancora provvisorio, dell’attentato compiuto ieri sempre da Boko haram nella città di Gombe, davanti ad uno stadio. L’esplosione è avvenuta pochi minuti dopo che il presidente Goodluck Jonathan aveva lasciato la zona, al termine di un comizio tenuto in vista delle elezioni presidenziali del 14 febbraio. Sempre ieri, nello Stato di Rivers, tre bombe sono esplose rispettivamente di fronte a tre edifici giudiziari, senza causare vittime.

 

03 – Medio oriente, Netanyahu congela i fondi dell’Anp

Nuove polemiche tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e le Nazioni Unite. Secondo Netanyahu, «è tempo che l’Onu accantoni il rapporto scritto dal Consiglio dei diritti umani» a proposito del comportamento di Israele durante la guerra a Gaza. Queste affermazioni arrivano all’indomani delle dimissioni del canadese William Schabas dal proprio ruolo di presidente della commissione d’inchiesta Onu su Israele, dopo che lo stesso capo del governo israeliano lo aveva accusato di essere troppo vicino alle posizioni e alle istanze palestinesi.

Intanto, anche questo mese è stato bloccato il trasferimento di circa 100 milioni di dollari da Israele all’Autorità Nazionale Palestinese. I fondi bloccati provengono dai dazi doganali raccolti da Israele per conto dell’Anp. La decisione, che ricalca quella di 30 giorni fa, rappresenta una risposta alla decisione delle autorità palestinesi di di aderire alla Corte penale internazionale, considerata una «linea rossa» dall’esecutivo di Tel Aviv.

 

04 – Filippine, dopo la battaglia nel Minadanao il governo chiede collaborazione ai ribelli

Il governo delle Filippine ha chiesto ai ribelli del Fronte islamico di liberazione Moro, con il quale esiste da circa un anno un accordo di pace, di cooperare nelle indagini per l’uccisione di 49 poliziotti delle squadre speciali, uccisi il 25 gennaio durante scontri nella provincia meridionale di Maguindanao. Secondo il presidente Aquino il fronte Moro è il responsabile di gran parte delle violenze, e dovrebbe consegnare i suoi uomini coinvolti negli ultimi fatti. I poliziotti erano impegnati in un’azione di rastrellamento contro un altro gruppo separatista ed erano sconfinati senza un accordo preventivo nelle aree controllate dal movimento guerrigliero.

Il massacro ha sollevato i dubbi di molti sull’opportunità di procedere con quanto previsto dalla road map verso la realizzazione del trattato di pace che il presidente vuole entri in vigore prima della fine del suo mandato nel 2016. Se concretizzata, l’iniziativa darebbe per la prima volta pari diritti alle varie confessioni religiose, cattoliche, musulmane e tribali, mettendo fine a un conflitto quarantennale che ha provocato finora oltre 120.000 vittime.

 

05 – Un soldato condannato a morte in Corea del Sud

Un soldato di 22 anni è stato condannato a morte da una corte marziale della Corea del sud. È accusato dell’omicidio di altri cinque militari sudcoreani, avvenuto nel giugno del 2014. Il soldato avrebbe sparato contro i suoi compagni perché, ha dichiarato «non sopportava i loro maltrattamenti». Si tratta della prima condanna a morte nel paese dal 1997, ed è prevista in modo automatico quando un soldato uccide un proprio superiore.

Non si tratta del primo caso del genere in Corea del sud, un paese caratterizzato da una cultura militare e militarista e nel quale la leva obbligatoria per tutti i cittadini maschi dura circa due anni. Secondo Bbc, gli episodi di bullismo all’interno delle forze armate sudcoreane sono piuttosto frequenti.

Foto: "A young Moro rebel standing infront of the sign board at MILF out post" di Mark Navales - CC 2.0