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La riprensione che nasce dall’amore

Un giorno una parola – commento a II Corinzi 7, 10

Io confesso il mio peccato, sono angosciato per la mia colpa
Salmo 38, 18

Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi
II Corinzi 7, 10

I termini estremi qui sono “tristezza” e “salvezza”. In vista della salvezza nessun costo è troppo alto. Come dire che la salvezza non ha prezzo e che qualsiasi costo-sacrificio per entrarvi sarà più che ripagato. Non è un discorso di saggezza astratta quello dell’apostolo Paolo. Egli sa di avere causato tristezza nella chiesa di Corinto. Era stato duro contro le deviazioni di quella chiesa e si era assunto il compito di rimproverarla al fine di riportarla sulla retta via. Paolo è certo che la riprensione esercitata è stata “secondo Dio”, per il bene della chiesa, per la sua salvezza. Inoltre egli trova motivo di gioia nell’apprendere che i suoi rimproveri avevano sortito l’effetto sperato e che a Corinto la serenità aveva preso il posto del disordine e della tristezza.

Paolo stesso aveva sperimentato sulla sua persona il forte rimprovero del Signore che gli disse: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo» (At 26, 14). A seguito di quell’incontro e di quel rimprovero Paolo non fu più il persecutore di Gesù e della sua chiesa, ma si convertì, cambiò vita, lasciandosi guidare da quelli che erano stati cristiani prima di lui e divenne un servitore zelante dell’evangelo.

Per quanto la riprensione possa essere vista come causa di tristezza e dura da sopportare, la Scrittura ci dice che non sempre la prova è per il nostro danno. Quando è da Dio, secondo la sua volontà, essa nasce dall’amore con cui Dio tratta i suoi figli e le sue figlie. Arriva il momento in cui comprendiamo che Dio è fedele e non permette che siamo messi alla prova oltre le nostre forze (I Corinzi 10, 13), anzi la nostra fede viene rafforzata uscendo vittoriosi dalla prova.

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