I doni ricevuti da Dio
19 marzo 2020
Un giorno una parola – commento a Romani 11, 29
Il Signore fece loro grazia, ne ebbe compassione e fu loro favorevole a causa del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe; e non li volle distruggere; e, fino a ora, non li ha respinti dalla sua presenza
II Re 13, 23
I doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili
Romani 11, 29
L’Altissimo fa dei doni che non revoca! Mantiene fedeltà alle sue scelte, appunto irrevocabili, e sostenute dalla sua ferma volontà, spesso imperscrutabile ma sempre libera, oltre i nostri pregiudizi e tentativi di accaparrarci la sovranità di Dio! Talvolta, purtroppo, invece, vediamo squalificati i nostri doni: messi al servizio dell’ambizione, sacrificati sull’altare dell’arrivismo, soffocati dalle angustie, consideriamo ciò che si è ricevuto come nostro proprio e non in prospettiva del servizio e della reciproca edificazione. Dimentichiamo che solo Gesù è sacerdote in eterno, è l’apostolo, il dottore, il profeta e il diacono. Noi siamo solo dei collaboratori, caduchi e limitati. Ogni dono che il cristiano ha ricevuto deve essere inteso nella sua utilità per la Chiesa del Signore, che in questa differenza di vocazioni scorge e vive la ricchezza dell’azione di Dio. La diversità dei doni e la loro complementarietà edificano la Chiesa.
Ognuno, nella sua particolarità è utile quanto necessario. Tutto ciò vuol dire innanzitutto non inorgoglirsi della propria vocazione ma applicarla nella prospettiva dello scambio e del compito missionario assegnatoci.
Dio dunque non concede doni comuni a tutti ma ad ognuno il suo, questa molteplicità è però riconducibile all’unità dell’azione di Dio; quindi siamo un corpo in Cristo perché, pur nella diversità di manifestazione, i doni sono un effetto dell’azione divina. Svolgiamo dunque il nostro compito con speranza, nella rivalutazione e riscoperta dei ministeri come decritti nelle Scritture perché se Dio non dà tutto ad uno ma un po’ a tutti, solo l’unione di quel po’ può formare quel tutto che la comunità spera. Questa diversità ed interrelazione dei doni è sempre posta al vaglio della fede che permette e limita il dono stesso. Ognuno insomma faccia la sua parte, senza sotterrare il suo talento ma senza neanche andare oltre, nella consapevolezza che la chiamata è esclusivo dono ed opera di Dio.