La nostra condotta sia ancorata all’amore di Dio
26 febbraio 2020
Un giorno una parola – commento a Salmo 119, 5
Sia ferma la mia condotta nell’osservanza dei tuoi statuti!
Salmo 119, 5
Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme
Luca 9, 51
Gli statuti Chuqqim sono quella parte delle mitzvot che non hanno apparentemente nessuna base razionale che li giustifichi, contrariamente a quelle norme che servono a regolare i rapporti sociali e sono evidentemente necessari o utili e che sono chiamati mishpatim. Quale razionalità nasconde il divieto di non intrecciare nei vestiti il cotone e il lino? Perché non si dovrebbe mangiare un pesce senza scaglie né pinne o evitare la commistione di carne e latte? Notiamo invece il ragionamento del Salmista in questo Salmo dell’esaltazione della Torà come via di salvezza indicata da Dio non solo agli ebrei osservanti ma all’intera umanità: dobbiamo rimanere saldi, ovvero fermi nella loro osservanza. Noi tendiamo a valutare gli ordinamenti e le norme etiche secondo parametri razionali di utilità, giustizia, adeguatezza. Per questo alcuni statuti della Tora sembrano a noi cristiani inappropriati, non necessari perché applichiamo questi criteri.
Ma cosa dire per esempio dell’amore ai nemici, del camminare il secondo miglio, di porgere l’altra guancia e così via? Non si dice ancora tra molti cristiani che questi statuti sono irrealizzabili, un ideale e non una regola di condotta? Se analizziamo la logica divina con i criteri della nostra logica utilitaristica finiamo con considerare le norme etiche semplicemente come corroboranti dei nostri desideri e vantaggi e finiamo per spostare il centro della riflessione etica non al bene di tutti ma al nostro beneficio personale. Prima gli italiani che significa prima me e poi il resto, soprattutto Dio e le sue esigenze morali. Il punto dove si ferma la condotta è dove si trova il vero affetto del cuore dell’essere umano, il punto di equilibrio dell’esistenza. Non dovremmo anche noi dire come il fedele ebreo: Ho amato la tua Torà, il suo insieme, la sua totalità, tutti i precetti che includono gli statuti, le testimonianze e le leggi, anche quelli che non capisco né vedo quanto possano essere utili, perché vengono da Dio e costituiscono l’integrità e la totalità del volere divino. La loro razionalità non dipende dunque dalla nostra valutazione logica ma dalla loro origine nella volontà divina. La nostra condotta dunque deve rimanere saldamente ancorata all’amore divino che ci ha donato i suoi statuti per la nostra santificazione.