Ricordare è un atto cosciente della fede
12 febbraio 2020
Un giorno una parola – commento a Ezechiele 16, 60
Mi ricorderò del patto che feci con te nei giorni della tua giovinezza e stabilirò per te un patto eterno
Ezechiele 16, 60
Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente
I Pietro 5, 10
L’Antico Testamento è pieno di testi in cui Dio ricorda le sue promesse del patto. Così egli si ricordò di Abramo, del suo popolo, e del patto che fece con loro sul monte Sinai. Nel versetto del profeta Ezechiele, Dio ricorda la sua promessa direstaurare il suo popolo e di riportarlo dall’esilio. La parola greca anamimnesko è usata in modo attivo e significa ricordare, rendere presente. Chi invece soffre di amnesia ha difficoltà a ricordarsi le cose. Baal Shem Tov, fondatore del movimento chassidico, disse: dimenticanza porta all’esilio, mentre la memoria è il segreto della liberazione. Ricordare deve essere parte integrante della nostra vita. Ricordare, ogni volta di nuovo, è un atto cosciente della fede.
Di continuo, soprattutto nei salmi, siamo chiamati a ricordare le grandi opere che Dio ha fatto, siamo chiamati a ricordare il patto che Egli ha fatto con noi esseri umani. Siamo propensi a pensare che il passato non è una garanzia per il futuro. Quante volte il passato si ripresenta, anche con le sue crudeltà! Abbiamo una memoria corta, ed essa ci fa brutti scherzi! Invece da Dio le cose sono capovolte. Le grandi opere di Dio nel passato sono una fondata speranza per il futuro. Anche questa dimensione fa parte del patto. Penso che tenere presente questo ci possa aiutare. Sapere che non partiamo da zero. La speranza, nutrita dall’esperienza delle grandi opere che Dio ha fatto per l’umanità, tiene vivo il patto, ci perfeziona, ci rende fermi, ci fortifica.