La guarigione di cui abbiamo bisogno
05 febbraio 2020
Un giorno una parola – commento a Atti degli Apostoli 3, 8
Il Signore mi salva! Suoneremo melodie, tutti i giorni della nostra vita, nella casa del Signore
Isaia 38, 20
Il paralitico con un balzo si alzò in piedi e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio
Atti degli apostoli 3, 8
Il capitolo 3 degli Atti degli apostoli racconta la guarigione di un uomo che non era in grado né di camminare né di alzarsi con le proprie forze. Pietro e Giovanni lo incontrano all’ingresso del tempio di Gerusalemme. Pietro, invocando “il nome di Gesù Cristo, il Nazareno” e sollevandolo, si prende cura di lui e lo libera dal suo male. Il guarito prova quindi un senso di gioia che lo porta a lodare Dio con tutta la sua forza. All’autore degli Atti questo episodio serve per affermare che la potenza divina manifestatasi in Gesù non cessa di agire. Questo è il senso del discorso di Pietro pronunciato subito dopo questo straordinario evento.
Tra molti orrori di questa società esiste anche quello di procurarsi, o procurare agli altri, gravi menomazioni fisiche ai fini di lucro: ottenimento di una pensione di invalidità oppure – abbastanza frequentemente – l’esercizio dell’accattonaggio. Si tratta di un grave disagio sociale portato alle sue estreme conseguenze. Un tentativo di offrire gratuitamente a persone di questo genere la possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico finalizzato a un totale o parziale ripristino delle capacità motorie si scontra con un netto rifiuto. La menomazione, l’immobilità, l’umiliazione diventano – paradossalmente – un vantaggio, un privilegio addirittura.
Il senso profondo della narrazione di Atti 3 non si trova soltanto nella guarigione fisica. Il protagonista del racconto da disabile diventa abile. La trasformazione che conta è però quella interiore. Quell’uomo viene totalmente liberato non solo dalla sua malattia. La vera guarigione avviene dentro di lui: l’immobilità diventa agilità, fisica e spirituale, le umiliazioni legate al suo misero guadagno scompaiono per lasciare spazio al pieno recupero della sua dignità personale. Queste sono le caratteristiche di una vera guarigione di cui abbiamo bisogno a prescindere dalle nostre condizioni fisiche o economiche.
Immagine: Masolino da Panicale, Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita (particolare), Chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze