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Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?

Un giorno una parola – commento a Romani 8, 31

«Io», dice il Signore, «sarò per Gerusalemme un muro di fuoco tutto intorno»
Zaccaria 2, 5

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?
Romani 8, 31

Questa non può essere considerata una argomentazione logica, piuttosto sembra l’incipit del finale di un discorso altamente retorico, e fa il paio con la sua conclusione ai vv. 38-39 «Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore». Questo è il discorso di celebrazione di una vittoria. La certezza della vittoria è fondata nell’amore che Dio ci ha manifestato in Cristo Gesù, il quale si è abbassato fino alla nostra umanità e, non pago, si è abbassato al destino della morte, fino all’infamia della croce.

Certo, il presente non registra i segnali di una vittoria, ma piuttosto quelli di una sconfitta; perché malattia, sofferenza, morte, disgrazia, guerra e persecuzione continuano a far parte dell’esperienza dei credenti. La vita non tratta i cristiani meglio degli altri esseri umani, e lo stesso Creato dà chiari segnali di sofferenza e disfacimento, tuttavia, il destino non è lo stesso. Infatti, la vittoria non è fondata sulla perfezione morale, sulle vette spirituali, sulle opere meritorie o su qualsiasi cosa che provenga da noi, per cui potrebbe alzarsi un accusatore per puntare l’indice contro di noi a causa delle contraddizioni, dei limiti, dei deficit, delle cadute, delle ipocrisie e di quant’altro caratterizza la vita reale dei credenti. Quindi, c’è qualcuno che potrà sperare di far venir meno l’amore di Dio nei nostri confronti, c’è qualcuno che potrà temere il giudizio, se il Giudice ha già emesso la sua sentenza e questa è stata il dono del suo Figlio Gesù, il Signore?

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