Nulla potrà separarci dall’amore di Dio
16 dicembre 2019
Un giorno una parola – commento a Romani 8, 38-39
Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te
Isaia 49, 15
Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore
Romani 8, 38-39
A noi credenti, in genere, accade di vivere la vita spirituale sospinti dagli alti e bassi delle maree degli eventi, a seconda che ci sollevano o ci deprimono. La posizione dell’apostolo Paolo potrebbe apparire oltremodo ottimista, dato che viviamo in un mondo aggredito da crisi planetarie che certamente non incoraggiano al sorriso. L’ottimismo dell’apostolo va un po’ ridimensionato considerando che nel cristianesimo di quei primi anni era viva l’idea che la fine del mondo fosse imminente, ogni cosa era transitoria, per cui non valeva la pena dare eccessiva importanza agli ultimi brandelli di vita in questo mondo. Il linguaggio usato in questo brano risente della concezione cosmologica dell’antichità, che contemplava la presenza di entità, favorevoli o ostili, fluttuanti tra cielo e terra.
Detto questo, resta ammirevole lo spessore della fede dell’apostolo Paolo. Enuncia vari mali. Ne parla per esperienza, lui, che più volte era scampato alla morte. In questi versetti rievoca quelle circostanze e le espone come testimonianza dell’aiuto divino. Nonostante l’ostilità cui era fatto oggetto, nonostante le afflizioni che la sua opera gli procurava, Paolo conserva il buonumore perché ha accolto l’evangelo e ne ha fatto il fondamento della sua esistenza. Sa che è amato da Dio, e nulla può infrangere questa comunione.
Di fronte a una fede così adamantina potremmo concludere di non poter raggiungere tale vetta e quindi di non poter accedere a quelle certezze. Ma la certezza di essere resi partecipi della comunione con Dio non si fonda sulla tenacia della nostra fede, bensì sulla vittoria di Cristo! Paolo ci ricorda che non esiste alcun potere, alcuna entità nell’universo che possa condizionare la nostra esistenza, se non in modo del tutto transitorio. La condizione di figli di Dio non ci mette al riparo dai mali della vita, ma non siamo abbandonati in balia delle onde avverse del destino.
Paolo ci assicura che «l’amore di Dio che è in Cristo» è una forza così travolgente, un legame così avvincente che nessun evento di questo mondo può infrangere.