Siamo tutti stranieri sulla terra
07 novembre 2019
Un giorno una parola – commento a I Cronache 29, 15
Noi siamo davanti a te stranieri e gente di passaggio, come furono tutti i nostri padri; i nostri giorni sulla terra sono come un’ombra, e non c’è speranza
I Cronache 29, 15
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?
Giovanni 14, 2
Una delle questioni cruciali che la nostra società deve affrontare è l’immigrazione. L’arrivo dei migranti disturba la rappresentazione occidentale di una società organizzata secondo una logica statale e sedentaria. Dimentichiamo che l’essere umano è un essere mobile che, fin dall’inizio, ha sempre cercato di migliorare le sue condizioni di vita. La mobilità umana non riguarda solo gli spostamenti degli individui, da un posto all’altro, o da un paese all’altro. Riguarda anche la realtà transeunte della vita umana e di tutto il creato: Gesù afferma che il cielo e la terra passeranno, solo la Parola di Dio non passa (Cfr. Marco 13, 31). Tutto passa ed è soggetto alla finitezza. Solo Dio è eterno.
Nella sua preghiera di benedizione a Dio, Davide ci fa prendere coscienza della dimensione esistenziale della vita umana: siamo tutti stranieri, uomini e donne di passaggio sulla terra! Di fronte a quest’affermazione gli esseri umani sono tutti uguali, nessuno può sfuggire dalla morte. Qui c’è un invito alla solidarietà tra gli esseri umani, un invito a vincere le chiusure che ci allontanano dal prossimo, nostro compagno di viaggio. Un invito dunque a considerare la vita come un dono da condividere con gli altri in umiltà e riconoscenza verso Dio, che ha messo dentro questa vita che passa come un’ombra il seme dell’immortalità in vista di quella eterna nel suo Regno benedetto.