«Un programma per la biodiversità e il clima»
05 novembre 2019
Commento della commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia sugli impegni del Sinodo per l’Amazzonia
«Nella terra dove la teologia della liberazione aveva prodotto frutti significativi, viene lanciato un programma che vuole interpellare tutti, che potrà essere usato da chi in questo momento difende un quadro ambientale strategico per la biodiversità e gli equilibri climatici». Così la Commissione Globalizzazione e ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) sul documento finale del Sinodo per l’Amazzonia che si è svolto in Vaticano nel passato mese di ottobre.
La Glam, che da anni è impegnata sul fronte della salvaguardia dell’ambiente, ha seguito con interesse i lavori del Sinodo e ciò che ha prodotto, e ha chiamato a riflettere su alcuni passaggi del documento finale.
In particolare l’attenzione alla chiesa missionaria che «è chiamata alla conversione personale e comunitaria verso una relazione armonica con l’opera creatrice di Dio e in cui la conversione a Gesù Cristo per il recupero della Amazzonia dalla sua condizione periferica si muove su diversi piani: pastorale, culturale, ecologico e sinodale».
Altro passaggio che la Commissione Globalizzazione e ambiente vuole evidenziare è quello contenuto nel capitolo 4 del documento, «Nuovi cammini di conversione ecologica», che impegna la Chiesa a contrastare l’economia estrattiva e distruttiva, appoggiando da un lato la resistenza delle popolazioni indigene e la loro inculturazione cristiana e dall’altro le campagne per il disinvestimento nelle società estrattive che producono danni socio economici in Amazzonia. Viene anche dichiarata l’urgenza di una transizione energetica radicale e la necessità di un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile che deve essere socialmente inclusivo rispettando la sapienza ancestrale.
Il principio del peccato ecologico si pone come nodo teologico da approfondire, prosegue la Glam: si propone di definire il peccato ecologico come una azione o omissione contro Dio, il prossimo, la comunità e l’ambiente; un peccato contro le future generazioni che si manifesta con comportamenti di contaminazione e distruzione della armonia dell’ambiente, trasgressione contro i principi di interdipendenza e rottura delle reti di solidarietà tra le creature.
«Il testo però non dialoga con i documenti protestanti ed ecumenici internazionali su questo tema» ha aggiunto la Glam, tra i quali ricordiamo quello uscito dalla IX Assemblea del Consiglio ecumenico in Brasile presentato a Porto Alegre nel 2006, “A.G.A.P.E. (Alternative alla globalizzazione rivolte ai popoli ed alla terra)”, e quello del 2012 approvato a San Paolo, in Brasile, per la trasformazione finanziaria internazionale per una economia di vita. Anche se, ricorda la Glam, il cardinale Martini era tra i protagonisti della prima assemblea ecumenica europea su pace giustizia e integrità del creato.
«Tra qualche settimana inizierà a Madrid la 25ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP25. In quella occasione potremo apprezzare la ricaduta degli impegni presi in questo Sinodo» ha concluso.