Rosarno, quel che resta delle ruspe
25 ottobre 2019
Delegazione evangelica in visita per due giorni in Calabria, alla scoperta dei luoghi e delle realtà in cui da pochi mesi Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Fcei, ha iniziato il suo nuovo progetto di supporto ai lavoratori migranti
Cumuli di macerie a perdita d’occhio. È quel che resta dello sgombero e delle ruspe del già ministro dell’Interno Matteo Salvini, del 6 marzo 2019, della baraccopoli di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro.
Sgomberare il risultato dello sgombero – rifiuti pericolosi – costerebbe, secondo quanto stimano associazioni locali, alcune centinaia di migliaia di euro, tra i 300 e i 500mila. Quel che è certo è che le macerie ad oggi restano lì.
Tutt’intorno, campi dove si coltivano prevalentemente arance, clementine e kiwi, e altri campi, cioè “ghetti” e tendopoli, dove vivono i migranti; alcuni auto organizzati, informali, con baracche che ospitano lavoratori di diverse nazionalità, in particolare nei periodi di raccolta della frutta; altri formali, gestiti cioè dallo Stato e dalle (a dire il vero poche) realtà sociali, non profit, rimaste in questa zona.
É questo paesaggio che si incontra attraversando la piana di Gioia Tauro, dove da pochi mesi Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha avviato un nuovo progetto di supporto ai migranti che vivono in queste zone, per lo più lavoratori braccianti.
Per presentare l’attività di MH a Rosarno, negli scorsi giorni la Fcei ha organizzato una delegazione di rappresentanti delle chiese evangeliche e un convegno, dal titolo “Ma che arance mangi?”, che si è svolto martedì 22 e mercoledì 23 tra Reggio Calabria e San Ferdinando appunto.
La due giorni si è aperta con un dibattito presso Ecolandia, un parco ludico, didattico ed ambientale, a Reggio Calabria, il cui presidente è Tonino Perna, con sociologi, attivisti e studiosi del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura.
Mercoledì 23, la visita ad alcuni campi dove vivono persone migranti e l’incontro con associazioni di produttori locali come Sos Rosarno, che si impegnano ogni giorno per un'”altra agricoltura possibile”, per prodotti slavery free, etici e sostenibili, che garantiscono i diritti dei lavoratori.
A seguire, presso il municipio di San Ferdinando, dove MH svolge la propria attività di sportello per i migranti tutti i giovedì, si è svolto un secondo momento di confronto, al quale hanno partecipato anche i sindaci di Rosarno e San Ferdinando, insieme a sindacalisti, giuristi, giornalisti, attivisti e rappresentanti delle tante realtà che si occupano di lavoro e diritti al Sud. Per provare a costruire “dal basso”, in un territorio difficile e pieno di problemi qual’è Rosarno, una rete di soggetti che produca e tuteli la dignità dei lavoratori, e dunque ricchezza per quest’angolo di Sud Italia.