Aspettando «il Morrione». Non chiamateli mostri
02 ottobre 2019
Riforma dedica ogni giorno «una finestra» alle inchieste realizzate dai giovani del Premio Morrione in attesa dell'imminente edizione 2019
Il «Premio Morrione» intitolato a Roberto Morrione (primo direttore di Rai News 24 e fondatore di Libera Informazione) dedicato al giornalismo investigativo (sostenuto dall’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi) ha annunciato le inchieste finaliste 2019 al prestigioso evento Rai, il Prix Italia.
Le inchieste– con i finalisti Mario Catalano, Vincenzo Pizzuto, Giovanni Culmone, Marina de Ghantuz Cubbe, Ludovico Tallarita, Elena Kaniadakis, Lidia Sirna, Eleonora Zocca, Maurizio Franco, Matteo Garavoglia, Ruggero Scotti e i tutor Chiara Cazzaniga, Raffaella Pusceddu, Pietro Suber, Giovanni Tizian, Francesco Cavalli, Pietro Ferri, Stefano Lamorgese, Giulio Vasaturo – raggiungeranno Torino a fine ottobre e saranno proiettate, condivise, raccontate (per il terzo anno consecutivo) al pubblico del capoluogo piemontese in occasione della consueta «tre giorni» (promossa dall’Associazione amici di Roberto Morrione e realizzata in collaborazione con il nostro giornale che ne è media partner) dal 24 al 26 ottobre con workshop, dibattiti, corsi di formazione ed eventi.
La kermesse giornalistica culminerà con la premiazione dell’inchiesta vincitrice presso il teatro Piccolo Regio, dove le giovani e i giovani autori presenteranno e offriranno al pubblico interessato le loro opere destinate a illuminare fatti di grande attualità riguardanti i diritti umani e civili, l’ambiente, la legalità, lo sviluppo tecnologico e le attività economiche dell’Italia e dell’Europa.
Sino alla data dell’evento torinese Riforma propone ai suoi lettori ogni giorno un’inchiesta realizzata nel corso degli anni dal 2012, data di nascita del Premio.
Tra le inchieste finaliste presentate per la Seconda edizione del Premio nel 2013 al «Premio Morrione» (all’epoca inserito come sezione del Premio Ilaria Alpi) c’era: Non chiamateli mostri.
Inchiesta di Antonella Graziani, Valentina Valente, Michele Vollaro, tutor Flavio Fusi.
L’inchiesta indaga sul più losco dei traffici, quello degli esseri umani con disabilità mentali e fisiche gestito dalle organizzazioni criminali come autentici schiavi. Un fenomeno costantemente sotto i nostri occhi e soprattutto nelle grandi città, e del quale i media non si occupano a sufficienza. Le vittime spesso provengono da paesi europei come la Romania, dove sono «acquistate»per essere trasformate in «accattoni».
Dall’inchiesta è poi nato un libro edito da Kogoi edizioni: La fabbrica dei mostri.
I tre giornalisti e un fotografo raccontano il loro viaggio agli inferi: quello dell’accattonaggio forzato, di un mondo ai margini e dove si è disposti a qualunque cosa, anche a farsi storpiare, mutilare. E solo perché non si ha niente, non si ha mai avuto niente o si è già perso tutto. Roma, Firenze, Milano, fino in Romania, a Baia Mare. La tratta. Il business dell’elemosina. Le vittime sono: Lorian, Darina, Nicola, Mihaela. E i carnefici non hanno un nome.
Ma dove ci sono anche persone che non restano indifferenti come Gina Stojan, Padre Albano o il Comandante Tullio Mastrangelo, le cui voci restano impresse perché soccorrono e accusano. «Questa è la storia-inchiesta di come si diventa mostri. Mostri che sfruttano. Mostri sfruttati. Il valore di una persona è essere o meno, una fonte di guadagno. Il resto è miseria. E di miseria si muore». La prefazione al libro è stata curata da Stefano Lamorgese.
Per vedere l’inchiesta clicca qui .