Non buttiamo i bambini con l’acqua sporca
05 agosto 2019
La Diaconia valdese ha diffuso un comunicato sul caso degli affidi di minori a Bibbiano
La Diaconia valdese ha diffuso, in data 2 agosto, il seguente comunicato in merito alle vicende legate agli avvenimenti di Bibbiano
I bambini e le bambine sono un bene, un valore, un patrimonio della comunità che si deve sentire impegnata nel proteggerli e farli crescere come cittadini e persone responsabili. I figli non sono nostri, ricordava uno storico giudice dalla parte dei bambini come Gian Paolo Meucci; i bambini e le bambine sono portatori di diritti e non oggetto di proprietà; non esiste un diritto più importante di un altro per i bambini, ma un bambino rimane tale solo per pochi anni e ogni giorno si modifica e diviene sempre meno bambino e sempre più adulto. Questo non riduce, ma aumenta la responsabilità in capo agli adulti di riferimento, genitori o famiglia allargata, e implica un sistema attivo per la protezione dei più deboli.
L’Italia, pur con alcune zone d’ombra, ha costruito un sistema avanzato, sensibile e moderno di tutela dei minori. Famiglie, comunità locali, magistratura, associazionismo e terzo settore, che ne sono gli attori principali, hanno consentito all’Italia di avere un numero di minori "fuori famiglia" (comunità per minori e affidi familiari) estremamente ridotto rispetto agli altri paesi europei (in Francia, ad esempio, i minori fuori famiglia sono dieci volte più numerosi).
Oggi come sempre focalizziamo la nostra attenzione sulla tutela del bambino: perché è un ambito particolarmente delicato; perché occuparsi di bambini vuol dire necessariamente occuparsi delle loro famiglie, con tutta la complessità che questo comporta; perché è un ambito dove l’intervento deve essere il più adeguato e mirato possibile, pena il suo stesso vanificarsi; perché lavorare in tale ambito vuol dire occuparsi del futuro di una comunità. Questo è il motivo per cui le riflessioni, pur partendo da una visione più ampia di chi ha bisogno di tutela, di fatto devono concentrarsi sul bambino e la sua famiglia.
Occorre guardare alla tutela non solo come protezione, ma come promozione di diritti. Solo operando questo passaggio si può tornare a parlare di inclusione, di pari dignità di tutti, di attenzione al benessere e quindi di attenzione a sostenere la fragilità/difficoltà quando queste si presentano.
Certo, sarebbe bella una società in cui tutti i bambini possono vivere serenamente con i propri genitori, ma, purtroppo, ci sono situazioni dove questo non è possibile, e non certo per questioni economiche. Nel tutelare i minori, come in tutte le attività umane, si possono commettere degli errori, di omissione o di eccesso di zelo, di sottovalutazione dei rischi o di ansia per possibili pericoli. Sono argomenti delicati, complessi, sensibili ed è per questo che il “sistema italiano” prevede il coinvolgimento delle famiglie, dei Servizi sociali del territorio, dei giudici minorili, dei giudici non togati, ma anche della scuola, dell’associazionismo, che insieme garantiscono l’equilibrio complessivo e la possibilità di intervenire quando ci sono dei disfunzionamenti e responsabilità mal gestite.
In questa tempesta mediatica esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie che soffrono perché viene loro tolta, temporaneamente, la possibilità di vivere con i propri figli, ma anche agli assistenti sociali che, per tutelare i minori, si assumono la responsabilità di indagare, di “farsi i fatti degli altri”, di scontrarsi con una cultura familista e patriarcale. Solidarizziamo con i giudici che devono compiere scelte molto delicate, in situazioni complesse dove, spesso, bisogna scegliere fra genitori che hanno bisogno di aiuto e bambini che devono essere tutelati. Esprimiamo anche solidarietà a tutti quelli che lavorano nelle comunità per minori che continuano a fare seriamente il loro lavoro, anche in questo periodo, in cui sono attaccati come “speculatori prezzolati”. Siamo vicini a tutti quelli che hanno aperto le proprie famiglie all’esperienza dell’affido familiare, che pensano che i figli non siano di proprietà, ma siano dei fiori che devono essere innaffiati e curati con attenzione.
Ma soprattutto esprimiamo la nostra vicinanza a tutti i bambini e le bambine, ragazze e ragazzi che si trovano, malgrado loro, a vivere situazioni conflittuali, di abuso, di maltrattamenti, di violenza, di carenza di cura. Vogliamo che siano tutelati, aiutati e protetti. Vogliamo che siano considerati protagonisti del proprio futuro, che la loro capacità di autodeterminazione sia maggiormente valorizzata passando dall’avere diritto di parola ad avere il diritto di essere ascoltati. Questo, forse, è uno degli aspetti in cui il “sistema italiano” può essere aggiornato in modo innovativo.