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Gesù, l’alfa e l’omèga

Un giorno una parola – commento a Apocalisse 22, 13

Egli è l’oggetto delle tue lodi, è il tuo Dio
Deuteronomio 10, 21

Gesù dice: «Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine»
Apocalisse 22, 13

Quando leggo questo versetto mi vengono in mente quei grandi mosaici nelle absidi di certe antiche chiese dove un Gesù Cristo impassibile, assiso su un trono e con le mani benedicenti ha, scritte alla sua destra e alla sua sinistra, le due lettere greche α e ω, alfa e omèga. Primo e ultimo, principio e fine. La prima riflessione che mi viene in mente è sempre quella che si tratta di un Cristo molto diverso dal Gesù evangelico, ma che eppure i due sono inscindibili, uno e l’altro. Se penso in che modo mi posso mettere in relazione a Gesù, devo rispondere che mi trovo più a mio agio con l’altra figura iconografica, il buon Pastore; anche se, in definitiva, io mi professo cristiano, e non “gesuano”. Alla fine, considero che si tratta del medesimo Gesù Cristo, da un lato descritto e delineato come Colui che è venuto a cercarmi, mi ha trovato e mi ha posto sulle sue spalle per riportarmi a Chi appartengo; dall’altro rappresentato come Colui che tornerà per portare, forte della posizione e del potere ricevuti, la giustizia che manca nel mondo. Così penso: Colui che giudicherà il mondo è lo stesso che mi ha portato in salvo.

In questo verso biblico in particolare, la designazione di Gesù come alfa e omèga descrive Gesù con un linguaggio altrimenti riservato a Dio, sottolineando così che l’autorità rappresentata da questo titolo è la stessa di Dio. Questa designazione indica che nel ministero di Gesù Cristo è in atto il potere sovrano di Dio sulla storia umana. I poteri mondani si presentano come potenze ultime, ma quel Cristo impassibile attesta che esse sono penultime e, per questo, stanno per rendere conto a Dio della loro brutalità, del loro inganno e della loro idolatria.

Immagine: Gesù, risalente al VI secolo, Roma – catacomba di Commodilla

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