Doni per i migranti della Sea Watch: restituiti o indirizzati ad altri progetti
29 aprile 2019
Critiche dalla Diaconia valdese alla scelta del governo italiano di non fare la propria parte nell'accoglienza delle persone sbarcate a Malta dopo un lungo braccio di ferro
Quando agli inizi di gennaio la Diaconia valdese, il braccio sociale della Chiesa valdese, ha dato la sua disponibilità al Governo italiano ad accogliere una parte dei migranti bloccati sulla nave Sea Watch vicino alle coste maltesi, sono state numerose le persone che hanno voluto dimostrare il proprio apprezzamento e la fiducia nel lavoro della Diaconia stessa tramite doni destinati a dare un sostegno concreto al lavoro di accoglienza.
«Da allora purtroppo la situazione è rimasta in stallo, senza alcuna comunicazione da nessuna parte in causa fino a quando Tavola valdese e Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia) hanno scritto ufficialmente al premier Conte una lettera congiunta attraverso la quale si prendeva atto che la vicenda stava volgendo verso una soluzione differente rispetto a quella prefigurata – racconta Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia valdese, in prima linea in questi anni insieme alla Federazione delle chiese evangeliche nei progetti di accoglienza e di arrivo sicuro nel nostro Paese di persone migranti ( i Corridoi Umanitari gestiti insieme alla Comunità di Sant’Egidio) -. La risposta del governo ha prefigurato scenari più ampi, europei, in cui collocare questa singola vicenda, ed ha in sostanza confermato lo stop all’intera operazione di accoglienza da parte dell’Italia, mentre quasi tutte le altre nazioni europee coinvolte nei ricollocamenti di questo specifico caso hanno in realtà fatto il loro dovere».
Alla luce di ciò, la Diaconia valdese desidera segnalare ai donatori la disponibilità a restituire il contributo ricevuto o, in alternativa, la possibilità di contribuire ad un altro importante progetto di confine, il progetto Open Europe a Ventimiglia, ove la Diaconia lavora sulla frontiera a sostegno di donne, uomini e bambini offrendo loro assistenza materiale e legale, a tutela dei loro diritti.
«Siamo amareggiati per come si è sviluppata la vicenda della Sea Watch che vede, ancora una volta, le persone utilizzate come pedine in giochi politici e diplomatici di bassissimo profilo – prosegue Barbanotti-. Abbiamo comunque ribadito la nostra disponibilità a collaborare a future azioni coordinate di accoglienza, ribadendo fra l’altro l’urgenza di attivare dei corridoi umanitari dalla Libia in guerra, auspicio questo rilanciato nella giornata di ieri 28 aprile anche da papa Francesco durante l’Angelus, dopo che ad inizio mese era stata proprio la Fcei a richiedere un’immediata operatività in tale direzione. Ben consci che per la vastità dei numeri e la portata dell’intervento queste sono operazioni che non si possono delegare soltanto alle chiese o alle associazioni, ma che devono invece presupporre un’azione strutturata da parte dell’Unione europea». Che in materia appare purtroppo tragicamente bloccata da visioni profondamente differenti.
Per richiedere il rimborso della donazione effettuata è possibile scrivere a [email protected] con le specifiche del dono.