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L’economia della grazia e del dono

Un giorno una parola – commento a Isaia 55, 2

Il Signore dice: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono”
Isaia 55, 2

Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo
Giovanni 6, 27

Nella tradizione mediterranea e occidentale il pane simboleggia il nutrimento essenziale per la vita. “Panem et circenses” promettevano gli imperatori romani alle folle tumultuanti. “Pane e Lavoro” chiedevano gli operai e i contadini in sciopero. Il “pane” è indispensabile. Gesù stesso ci invita a chiedere al Padre di darci il pane quotidiano. Senza dimenticare che esso va guadagnato: “Mangerai il pane con il sudore del tuo volto”, disse Dio ad Adamo sulla soglia dell’Eden.

Oggi la frase “spendere denaro per ciò che non è pane” è assai comprensibile nel nostro mondo, avvelenato dal consumismo, ingannato da bisogni indotti, sommerso da spese inutili, dannose, distruttive, che allontanano sempre più tra loro gli esseri umani, incancrenendo le differenze economiche e sociali.

Ma l’invito di Isaia è ancora più ampio: “Ascoltate e voi vivrete”. Rivolgete la vostra attenzione e i vostri sforzi a ciò che sazia veramente. 

Dio ci chiede di non vivere ripiegati su noi stessi per soddisfare il nostro egoismo, per cercare benessere per noi e la nostra cerchia di parenti e amici, ma di confidare nella sua grazia accettando la sua proposta di aprirci alle persone intorno, di sostenerci a vicenda, di condividere ciò che abbiamo: lavorare e faticare insieme, insieme gioire dei risultati del nostro impegno. 

Se seguite il mio invito – dice il Signore – non avrete bisogno di denaro: Io vi darò tutto gratuitamente e voi insieme costruirete un mondo più giusto e più sano. “Tu chiamerai nazioni che non conosci e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te” (vers. 5), è la promessa di Dio.

Oggi si citano sempre le leggi dell’economia, ferree e indiscutibili. Dio propone altre leggi: quelle dell’accoglienza e della collaborazione, del mettere in comune, dello scambio dei doni, delle risorse, delle capacità. Una economia non di sopraffazione del forte sul debole, ma del lavorare insieme, del raccogliere insieme, del consumare insieme. Dio ci invita all’economia della grazia e del dono.

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