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La meraviglia dinanzi a ciò che Dio compie

Un giorno una parola – commento a Esodo 15, 11

Chi è pari a te fra gli déi, o Signore? Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?
Esodo 15, 11

Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il vero. Egli è il vero Dio e la vita eterna. Figlioli, guardatevi dagl’idoli
I Giovanni 5, 20; 21

Canta Mosè, dopo l’imparagonabile, l’indimenticabile evento della liberazione, della liberazione di tutte le liberazioni al Mar Rosso. Si sente ancora come trema, è ancora senza fiato, sconvolto, colpito, sbalordito. Non se l’è inventato. Qualcosa è accaduto, di imparagonabile, di indimenticabile. Di meraviglioso: chi canta così è ancora meravigliato di qualcosa che è appena accaduto. Una meraviglia che si sente ancora cantare in queste ormai antichissime parole.

Eppure, Mosè era uno che parlava con Dio faccia a faccia, abituato a parlare con Dio, abituato a cantare a Dio, abituato a lodare Dio. Eppure, qualcosa di così non gli è mai capitato: tremendo. Non lo può paragonare a nessun altro avvenimento, a nessun’altra esperienza, a nessun altro sentimento. Non riesce a inquadrarlo in nessun altro ragionamento, basato sui paragoni. Sempre dobbiamo paragonare tutto, paragonarci, per posizionarci, per giudicarci. Ma qui siamo alla fine dei nostri paragoni: tremendo. Qui siamo alla fine dei nostri giudizi, e ci dobbiamo mettere in cammino: tremendo. Tremendo anche per chi ti loda, per chi è abituato a lodarti da secoli. Dio rimane tremendo, meraviglioso, splendido.

Anche se abbiamo addomesticato Dio con i nostri paragoni, i nostri ragionamenti, i nostri sentimenti e lodi; anche se l’abbiamo «virilmente insegnato senza sentirlo», come scrive Piero Jahier nel suo «Paese morale», avviene qualcosa nella nostra vita per cui non troviamo più alcun paragone a cui aggrapparci, ma riusciamo ancora a meravigliarci, a tremare e a cantare. E non riusciremo più a dimenticarlo.

Immagine: Lucas Cranach il Vecchio (1472.1553), Il passaggio del Mar Rosso

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