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Donne evangeliche. Gabriela Lio nuova presidente

Eletta dal XII Congresso, la pastora battista ha preso il testimone della Federazione donne protestanti in Italia

È Gabriela Lio la nuova presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI), eletta dal XII Congresso riunitosi sabato e domenica a Roma. Lio è pastora battista e, fra i suoi diversi incarichi, ha al suo attivo la direzione del Centro evangelico battista di Rocca di Papa (Roma).

«Ci siamo incontrate a San Lorenzo, vicino al luogo dove è stata stuprata e uccisa la sedicenne Desirée Mariottini, il 18 ottobre 2018 – ha raccontato all’agenzia NEV la neo presidente –. Siamo andate lì a piedi e abbiamo portato un mazzo di fiori. Abbiamo avuto un momento di preghiera insieme. Ci è sembrato significativo iniziare così il nostro congresso, non potevamo non ricordare».

Quali sono gli argomenti più significativi tra le mozioni che avete approvato durante il XII Congresso FDEI?

Abbiamo approvato mozioni in continuità e rafforzamento del lavoro svolto finora, con maggiore consapevolezza su alcuni temi. Abbiamo anche modificato un articolo del nostro Statuto, aggiungendo una frase che rappresenta la sintesi dell’impegno per le donne, in particolare per quelle prive di diritti, per impegnarci “con continuità sul tema della violenza di genere, sia attraverso la produzione di materiali di informazione e formazione sia con azioni concrete per promuovere anche nelle chiese evangeliche un dibattito sull’origine culturale di tale violenza”. Il lavoro si è svolto inizialmente in gruppi tematici (chiesa, società, contro la violenza sulle donne, comunicazione) dai quali è emersa la forte intenzione di essere presenti nella realtà sociale del nostro tempo.

In quali aree la FDEI intende costruire il suo impegno futuro?

Lavoreremo per raccontare le storie delle donne FDEI, il cui impegno è un’eredità importante. E poi per l’inclusione, nostro impegno come chiese rivolto non solo alle donne evangeliche, ma esteso ad altre donne cristiane, come pure alle donne che non credono o che credono in modo diverso, con una spiritualità diversa. Le mozioni hanno anche evidenziato l’esigenza di essere presenti nella società con interventi puntuali per il rispetto delle leggi vigenti, ad esempio la convenzione di Istanbul del 2013, e per la difesa di diritti acquisiti, ma continuamente messi in discussione a causa dell’approccio maschile e patriarcale, come ad esempio capita per la legge 194. Abbiamo in cantiere percorsi di formazione interna per la prevenzione della violenza, contro gli stereotipi di genere, per il sostegno alla genitorialità e sull’educazione all’affettività. Le chiese dovrebbero impegnarsi su questi temi, e come FDEI intendiamo dare il nostro contributo per affrontarli anche dal punto di vista maschile.

Come pensate di lavorare rispetto alla violenza maschile contro le donne?

L’intenzione è quella di chiedere alle chiese un maggiore coinvolgimento e di facilitare la formazione di persone che siano capaci di accogliere il grido di dolore dell’altra. Un ruolo di ascolto, che richiede un lavoro in rete, non solo tra di noi, ma anche con le associazioni che già nel territorio sono attive e lavorano su queste tematiche.

Con quale approccio e quali risorse, anche spirituali, si appresta ad affrontare il suo mandato di presidente della FDEI?

Sono molto felice di questo nuovo impegno, che ci vede coinvolte collettivamente. Il Congresso ha riunito quasi cento donne da tutta Italia, con diverse provenienze culturali: una pluralità di voci e di presenze, anche di donne immigrate. Su questo lavoreremo attivamente, anche nelle nostre chiese. Non possiamo più permetterci di parlare da sole, o riflettere da sole, perché ci sono altre minoranze, non numeriche, ma minoranze determinate dalla situazione politica attuale. Parlo delle donne dell’Islam.

Sta parlando di dialogo ecumenico e interconfessionale?

Parlo di lavorare in rete, che significa lavorare per l’inclusione. E significa avere uno sguardo al contributo di partecipazione di ogni persona. Noi dobbiamo avvicinarci a quelle chiese evangeliche a cui oggi noi offriamo i nostri locali di culto, cosa che avviene in quasi tutte le nostre città e in quasi tutte le comunità. Abbiamo contatti e intendiamo aumentare gli scambi con le donne anglicane, con le donne pentecostali e con tutte le comunità che potrebbero iniziare uno scambio di pensiero, cosa che nel mondo evangelico già esiste e si esprime in commissioni consolidate. Speriamo così di ampliare ulteriormente la Federazione, che ha visto già una notevole crescita negli anni, come emerso chiaramente nel dibattito. Per questo vorrei portare un ringraziamento fortissimo alla presidente uscente e alle altre mie predecessore per il lavoro fatto. Se oggi siamo così tante è anche grazie a loro.

La presidente uscente, l’avventista Dora Bognandi, ha dichiarato: «Auguro buon lavoro alla nuova presidente. Avevamo bisogno di una figura pastorale per parlare con le nostre chiese. La FDEI intende lavorare “per” e non “contro”, anche nell’affrontare temi importanti e divisivi. La fede che ci accomuna ci aiuterà a fare al meglio la nostra opera per la società».

Il XII Congresso si è aperto ufficialmente con un incontro pubblico dal titolo “Giustizia di genere, diritti di tutte e tutti. Il contributo delle donne in una società in cerca di orientamento e speranza” presso la chiesa metodista di Roma di via XX Settembre. Una tavola rotonda a cui hanno partecipato l’eurodeputata Elly Schlein, la pastora Letizia Tomassonee la presidente della Casa internazionale delle donne di Roma, Francesca Koch, moderate dalla giornalista Gianna Urizio. I lavori sono proseguiti sabato e domenica presso i locali dell’Esercito della salvezza (EdS) in via degli Apuli, 41.

Foto di Laura Caffagnini: la neo presidente Fdei Gabriela Lio

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