Accadde oggi, 8 gennaio
08 gennaio 2015
8 gennaio 1877 - L’ultima battaglia di Cavallo Pazzo
8 gennaio 1877, mancano poche lune alla fine della vita terrena di Tašunka Witko, Cavallo Pazzo. Ma oggi è ancora tempo di battaglia. Tempo di lanciarsi con i suoi guerrieri delle tribù Lakota e Cheyenne contro la quinta fanteria dell’esercito statunitense, nell’ultimo disperato tentativo di arginare il dilagare dell’uomo bianco nelle grandi pianure e a ridosso delle Black Hills. Troppo ricche d’oro le colline sacre ai Sioux per sperare di tener lontana l’ingordigia di chi è in cerca di terre e gloria ad ovest. Pochi mesi prima, nel luglio del 1876 era toccato al generale Custer saggiare di persona la tenacia e la forza dei combattenti indiani, capaci di umiliarlo a Little Big Horn. Ma le forze in campo sono troppo differenti, tant’è che i rari successi pellerossa entrano nella leggenda, ma la costante azione di soffocamento delle truppe federali stronca le forze di vecchi, donne e bambini, e mette a dura prova la tenacia dei grandi capi. Il cibo non arriva più nelle riserve, la situazione è drammatica in questo inverno fra il 1876 e il 1877. Cavallo Pazzo è uno dei più inquieti fra chi ha la responsabilità del comando. Valente combattente, ma anche leader spirituale, capace col solo esempio di infondere coraggio ai compagni. E’ mattina presto quell’8 gennaio, quando il suo gruppo parte all’attacco. La battaglia dura tutto il giorno. Le vittime sono poche, ma la situazione di sostanziale parità fiacca in realtà le velleità di riconquista di territori da parte degli indiani. E’ questa l’ultima grande sfida campale fra esercito e pellerossa. A settembre morirà Cavallo Pazzo, Toro Seduto è già scappato a Nord, in Canada. Non resta che entrare nelle riserve ed accettare l’eterno ruolo di sequestrati in casa propria. Umiliati e tenuti al giogo dalla distribuzione di vivande dettate dal governo Usa: gli ultimi focolai di reazione verranno spenti senza eccessive difficoltà. L’uomo bianco ha vinto la sua battaglia ma ha distrutto intere comunità che del rapporto mistico con la natura avevano fatto la loro ragione di esistenza. Terreni e animali sacri, quanto di più osceno agli occhi della bramosia dell’occupante fattosi padrone di casa. L’epopea di questi splendidi popoli di liberi cacciatori volge al termine. Ma quanti di noi hanno rivisitato quelle battaglie, nel chiuso della propria cameretta di bambino fra i soldatini, o nelle corse a perdifiato nei campi hanno tenuto vivo il ricordo di queste immense ingiustizie, peccato originale del popolo statunitense. Chissà quante corse abbiamo fatto, con magari una piuma rossa in testa. Rossa come quella di Cavallo Pazzo. E a scegliere fra cow-boy e indiani gli spiriti liberi non hanno mai avuto dubbi. E gli spiriti dei Sioux e di tutti gli altri ringraziano. E non dimenticano.