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Dio, un re vicino e misericordioso

Un giorno una parola – commento a Salmo 113, 5-7

Chi è simile al Signore, al nostro Dio, che siede sul trono in alto, che si abbassa a guardare nei cieli e sulla terra? Egli rialza il misero dalla polvere
Salmo 113, 5-7

Cristo Gesù, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, diventando simile agli uomini
Filippesi 2, 6-7

Di solito un re è percepito come una figura distante: anche quando passa in mezzo alla gente e gli si può stringere la mano, come avviene con i sovrani di oggi. L’idea di Dio, sovrano dell’universo, comporta un’analoga lontananza, amplificata dalla sua potenza smisurata e dalla sua irraggiungibilità. Come sa bene l’Ecclesiaste: Dio è in cielo e noi siamo sulla terra (Eccl. 5, 2) e non c’è nulla che possiamo fare per annullare questa separazione.

Eppure, proprio questo monarca assiso sul suo trono celeste, strappa al suo popolo un grido di gioia incredula e riconoscente: «Egli rialza il misero dalla polvere» (Sal. 113, 7a). Il Signore potrebbe aspettarsi – e pretendere! – la lode e la gloria che gli sono dovute per le sue opere grandi e stupefacenti, come un re che abbia vinto battaglie e costruito città. Sarebbe legittimo e comprensibile: sarebbe giusto da parte nostra. Ma, accanto a questo (e forse primadi questo…), vi sono i suoi atti di grazia, di misericordia e di bontà.

L’Eterno non è rinchiuso nei suoi palazzi, dedito alle sue attività, ma sta con gli occhi e le orecchie costantemente aperte, per vegliare sul creato e intervenire quando è necessario. L’autorità e la forza del Signore non sono soltanto quelle del comandante dell’esercito, ma anche quelle del genitore premuroso e sollecito. Anzi, del Figlio che per amore del Padre e dell’umanità diventa servo (Fil. 2, 7).

La meraviglia che coglie ogni credente al cospetto dell’Altissimo non è la letizia di chi comprende cosa sia la giustizia del Signore, ma la felicità di chi scopre il suo amore. Nell’affermare questo si rischia la banalità e il sentimentalismo: è evidente! Tuttavia, un sovrano che desse prova di equità rialzando un poveraccio dalla sua prostrazione, strapperebbe un grido di gioia simile a quello dell’antico salmista? Se, però, il creatore del cielo e della terra dimostra di amare – ma davvero – l’ultima delle sue creature, allora sì che si esclama estasiati: «Lodate, o servi del Signore, lodate il nome del Signore» (Sal. 113, 1).

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