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Un cuore puro

Un giorno una parola – commento a Giacomo 4, 8

Ti convertirai al Signore tuo Dio, e il Signore, il tuo Dio, farà tornare i tuoi dalla schiavitù e avrà pietà di te
Deuteronomio 30, 2.3

Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo!
Giacomo 4, 8

Pochi vogliono «sporcarsi le mani», molti vogliono «lavarsene le mani», ma l’apostolo invita a «pulirsi le mani», perché comunque sono sporche. Forse qualcuno lo fa. Ma chi vuole «purificare il cuore»? Chi di noi, nelle beatitudini per esempio, si identifica con i «puri di cuore»? Che vuol dire essere puri? Lo si comprende, qui, dal fatto che l’apostolo, alla purezza del cuore, mette in antitesi la doppiezza d’animo, nell’avvicinarsi a Dio. E avvicinarsi a Dio è una condizione per essere uniti fra di noi, va tenuto presente in tempi di ecumenismo. Non si tratta di far parte della stessa comunità o di seguire la stessa liturgia nel culto, non si tratta di avvicinarsi alla Chiesa istituzionale, ma di avvicinarsi a Dio, cioè di ubbidirgli. E questa ubbidienza deve essere totale: «ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore», afferma il primo e il grande comandamento. Non ci possono essere «due anime», non possiamo sdoppiarci, con una metà che ama Dio e l’altra metà che ama il mondo. Eppure ci sforziamo spesso a dimostrare proprio il contrario, cioè che sappiamo sdoppiarci e servire contemporaneamente Dio e il mondo, dando a ciascuno il suo. E pensiamo che questo modo di comportarsi sia saggio ed equilibrato. Così però il cuore non sarebbe «puro», ma «doppio», ed è proprio da questa doppiezza che ci mette in guardia l’apostolo, dalla doppiezza sia delle opere che delle parole, sia delle azioni che dei sentimenti. Un problema e un argomento di lunga durata nella Bibbia e nella vita.

 

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