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Lo sconsolante panorama dell’informazione religiosa televisiva italiana

Presentato ieri a Roma il VII rapporto sulle confessioni religiose in televisione realizzato da Critica liberale. Annunciata la formazione di un Intergruppo parlamentare sulla laicità

I risultati del VII rapporto sulla presenza delle diverse confessioni religiose in televisione e l’VII sulla loro presenza nei TG offre un panorama «sconsolante». Così si è espresso oggi Enzo Marzo, direttore di Critica liberale, nella conferenza stampa di presentazione delle due ricerche, tenutasi a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati.

Il dato più eclatante della grave mancanza di pluralismo nell’informazione pubblica è il dato del TG1 che nell’annualità 2016/17, presa in considerazione dal rapporto, ha dedicato ben il 98,93% della propria informazione religiosa alla chiesa cattolica. «E’ un dato riscontrato anche l’anno precedente che relega tutte le altre confessioni religiose all’1%; senza poi contare che l’informazione riguardante i musulmani è spesso da ricercare nella cronaca nera», ha fatto notare Marzo.

Tuttavia, i dati della ricerca, anche quest’anno finanziata dall’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi, hanno evidenziato una novità. A parte il TG1, gli altri telegiornali, sia RAI sia Mediaset, hanno fatto registrare un calo contenuto dei servizi dedicati alla chiesa cattolica e, addirittura, i programmi di dibattito e approfondimento hanno visto calare di circa due terzi il numero di ospiti confessionali, passati in totale dai 616 dell’annualità precedente ai 244 del 2016/17.

«E’ stato un calo senza eccezioni» ha sottolineato ancora Marzo citando i dati di alcuni noti programmi: “Porta a porta” che è passato dai 48 del 2015/16 ai 19 del 2016/17; “Uno mattina” da 178 a 64; “Agorà” da 169 a 94; “Omnibus” da 44 a 20.

Secondo i realizzatori del rapporto la spiegazione di questi dati sta nella difficile situazione vissuta dalla chiesa cattolica romana nel periodo preso in esame: dagli scandali relativi alla pedofilia, la conclusione del processo in cui erano coinvolti i giornalisti Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, gli scandali legati al cosiddetto Vatileaks. «La nostra ipotesi è che i programmi di approfondimento non abbiano voluto affrontare questi temi caldi, riducendo la presenza di esponenti religiosi tra i propri ospiti. Una sorta di auto-censura preventiva», ha affermato Marzo.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per annunciare la formazione di un Intergruppo parlamentare sulla laicità, presentato dall’onorevole Luca Pastorino e dall’avvocato Andrea Maestri.

«I dati della ricerca offrono molti spunti di riflessione sulla carenza di pluralismo nell’informazione televisiva italiana”, ha detto l’avvocato Ilaria Valenzi , consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS), intervenuta alla conferenza stampa. “Certamente – ha proseguito Valenzi – la costituzione di un intergruppo parlamentare sulla laicità costituisce un’iniziativa importane. Dovremmo, tuttavia, interrogarci tutti quanti per ridefinire il concetto di laicità alla luce di una società plurale e multireligiosa qual è ormai da tempo quella italiana».

Da sinistra, Ilaria Valenzi, Ezio Marzo, Luca Pastorino, Andrea Maestri

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