Stefano Vergani: il cantautorato di leggerezza ed intensità
22 dicembre 2014
Stefano Vergani dimostra ancora una volta di sapersi muovere con uguale destrezza tra tutte le possibili sfumature del cantautorato, e con Applausi A Prescindere raggiunge un risultato importantissimo
C'è del grandissimo cantautorato nella musica di Stefano Vergani. Un cantautorato pregiatissimo, come da migliore tradizione, ma sicuramente non un cantautorato costoso o inarrivabile, come un prodotto di finto lusso, come quell'arte povera che povera non è.
Legato alla chitarra fin da bambino, la scrittura nella vita di Stefano Vergani arriva più avanti e prende forma e sostanza con lentezza, come un impasto che lievita, fino a diventare un gustoso e fragrante pane di quotidianità. Proprio la quotidianità, con i suoi protagonisti a volte caricaturali, a volte bislacchi, a volte così netti, a volte sfocati, diventa il percorso che il giovane cantautore decide di seguire.
Grazie al costante allenamento, le parole prendono vita e diventano immagine con il supporto di pochi accordi, e le canzoni raccontano interi capitoli di vita in pochi istanti, riuscendo a tratteggiare minuziosamente i personaggi che rappresentano poi il centro del mondo che ruota intorno all'ispirazione del Vergani.
Ne viene fuori un'ironia agrodolce, sorniona, mai cinica, ma vagamente dimessa. C'è una sfumatura di gioia umile, e nel complesso tutti questi non-profumi si accordano in forte sentore di vissuto, ma che è un bouquet di freschezza.
Il nuovo Applausi A Prescindere è effettivamente un inno alla leggerezza, e segna un voluto cambio di rotta rispetto ai lavori precedenti, ma lo stile è inconfondibile: l'ironia è un pilastro fondamentale, le riflessioni sui rapporti tra le persone, allo stesso modo, sono necessari e sempre presenti. Una leggerezza che non deve essere scambiata per banalità o mancanza di ispirazione, ma bensì come una ricercata pausa dal rumore del mondo, da una crisi non solo economica, ma anche delle coscienze.
Applausi A Prescindere è un vinile che dovrebbe girare un po' sghembo su un antico grammofono, ai bordi di un'aia riarsa dal sole estivo, per permettere a due figure, una in camicia e gilet e l'altra con un arioso vestito a fiori, di danzare il loro ballo, la loro pausa dalle fatiche di ogni giorno. Con un sorriso.