La volontà di Dio è giustizia e uguaglianza
03 dicembre 2018
Un giorno una parola – commento a I Samuele 2, 8
Il Signore alza il misero dalla polvere
I Samuele 2, 8
Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va indietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta»
Luca 15, 4-6
«[Il Signore] ha innalzato gli umili» (Luca 1, 52), dice la giovane Maria nel cantico a lei attribuito dall’evangelista Luca, riecheggiando l’antico cantico di Anna, la madre di Samuele, oggi riportato nel lezionario Un giorno una parola.
Al contrario di molti di noi che guardano ai miseri con un occhio di superficiale compassione, Dio guarda a loro come l’opportunità di ristabilire la giustizia. Non è solo per un particolare senso di amorevolezza che Dio dedica ai miseri la Sua attenzione, ma per il Suo profondo desiderio di uguaglianza. Agli occhi di Dio non esistono potenti-sfruttatori e poveri-sfruttati. Le orecchie di Dio non gradiscono le grida di giubilo di chi gode di infinite ricchezze, ma ascolta con dolore le urla disperate di chi non ha nulla. Il cuore di Dio ama coloro che condividono e che non permettono la disuguaglianza. Nessuno merita di stare nella polvere, e come dice il cantico di Anna, nemmeno di stare nel letame.
Nel suo gesto di rialzare il misero dalla polvere Dio ristabilirà la giustizia e questo non sarà per molti un momento di tranquillità. Lui scaraventerà giù dai troni i potenti che non hanno guardato a chi ha più bisogno e a loro toglierà tutto quello che possiedono. Il misero sarà rialzato dalla polvere e sarà fatto sedere su un trono di gloria, perché la volontà del Signore è giustizia ed uguaglianza.
Con lo stesso desiderio di giustizia, la Parola di oggi ci chiama ad essere capaci di inchinarci a raccogliere chi è caduto e rialzarlo, perché possa godere della nostra stessa dignità di creature. Quella dignità che a volte noi stessi perdiamo permettendo che altri non possano godere nemmeno del minimo necessario per vivere.