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Forza e debolezza

Un giorno una parola – commento a Salmo 28, 8

Il SIGNORE è la forza del suo popolo
Salmo 28, 8

Ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo
 I Corinzi 15, 57

Israele, per certi aspetti, un popolo unico; un popolo sui generis, un popolo-famiglia composto da tante tribù; un popolo senza terra, un popolo esposto, insignificante, spesso schiavo, eppure… Popolo di Dio, pupilla destra dell’Eterno (cfr. Zac. 2, 8), popolo che Adonai si era scelto affinché testimoniasse al mondo intero tutta la sua potenza, tutta la sua maestà.

Un giorno, dopo la morte e la risurrezione di Gesù, Paolo di Tarso, che (in una lettura cristiana della storia della salvezza) con la sua vita sembra abbia incarnato il progetto di Dio per Israele e per l’umanità, parlando del suo rapporto con il Padre celeste, scrisse: «La mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12, 9b).

Questa è la grandezza del Signore rivelarsi nelle cose minime, rivelarsi lì dove non te lo aspetti, rivelarsi dove la mente umana non l’avrebbe mai collocato.

Siamo in autunno inoltrato, l’Avvento è ormai alle porte, e già la mente va alla grotta di Betlemme, alle scene della Natività dove il Signore sconvolge ancora una volta i piani degli uomini e si offre  nella debolezza di un bambino piccolo e indifeso. Quel seme insignificante per i più, per i grandi del tempo, li avrebbe tirati giù dai loro troni ed avrebbe innalzato i minimi, gli ultimi (cfr. Lc 1, 52-53). 

Una piccola radice, avrebbe cambiato le sorti dell’umanità (cfr. Is. 11, 10).

Questo è il nostro Dio, il Dio della forza, ma non della forza della spada, ma della forza dell’Amore.  È quella forza d’Amore che tutto può cambiare, quella forza cui tutti possono attingere a piene mani gratuitamente (cfr. Is 55, 1). 

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