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L’infinita potenza dell’amore

Un giorno una parola – commento a Efesini 3, 20-21

Voi avete visto come vi ho portato sopra ali d’aquila e vi ho condotti a me
Esodo 19, 4

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli
 Efesini 3, 20-21

La preghiera, o, per meglio dire, il nostro approccio alla preghiera, talvolta è rivelatore della nostra fede. Spesso mi capita di ascoltare preghiere spontanee e talora mi rendo conto che l’enfasi che si pone per richieste per cose piccole, si ridimensiona davanti a richieste che riteniamo grandi. 

In pratica ci è più facile pregare per un mal di denti, che non per un cancro.

Ciò accade perché siamo noi a disegnarci un Dio piccolo, adeguato al nostro modo di valutare fatti e situazioni.

C’è da domandarsi: ma quello stesso Dio non ci aveva ordinato di non farci alcuna immagine di Lui? L’immagine di Dio, non è solo un fatto iconografico, ma qualcosa che va oltre le statue e i dipinti.

Quello che chiede Dio all’umanità è di non farsi un dio (nota la minuscola) a propria immagine e somiglianza, di non disegnarsi un dio che la pensa e agisce con attitudini umane.

Il Signore è infinito in quanto a forza e potenza, altrettanto infinito quanto all’amore.

Nel suo amore, quel Dio che Gesù ci ha rivelato come nostro Padre, è attento alle nostre richieste e, nella sua libertà, è capace di concedercene l’esaudimento.

Per il Padre celeste non vi è argine che possa limitare la potenza della sua grazia, e ben scrisse l’autore della parte finale del vangelo di Giovanni: «Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero (Gv 21, 25)».

Ecco: tutto lo scibile umano non sarebbe sufficiente per decantare la vastità e la qualità del Padre, del Dio d’amore.

 

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