Appello al Senato sul Decreto sicurezza: si rischia di allargare l’irregolarità
06 novembre 2018
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia e altre associazioni esprimono le proprie preoccupazione sul cosiddetto Decreto sicurezza e sullo smarrimento del senso di equilibrio e di moderazione nelle politiche sull'immigrazione
«I firmatari guardano con grande preoccupazione allo smarrimento del senso di equilibrio e di moderazione nelle politiche sull’immigrazione, sostituito dal compiacimento per gesti e segnali di durezza che tuttavia, producendo sofferenza, non risolvono i problemi ma li acuiscono». Questo il passaggio più forte dell’appello promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), insieme a Comunità di Sant’Egidio, Acli, Centro Astalli, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa della Carità di Milano, Caritas Italiana, Tavola Valdese, Fondazione Migrantes, Agenzia Scalabriniana Cooperazione allo Sviluppo (Ascs), e indirizzato ai senatori della Repubblica perché intervengano in Senato al momento della conversione in legge del Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n.113 che introduce radicali cambiamenti nella disciplina dell’asilo, dell’immigrazione e della cittadinanza.
Le associazioni che hanno firmato l’appello, tutte attivamente impegnate in attività di accoglienza per i migranti e i richiedenti asilo, sottolineano come, a causa di queste norme, «le circa 140.000 persone titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari rischiano di cadere o di ricadere in una condizione di irregolarità del soggiorno che li esporrà al rischio di povertà estrema, di marginalità e di devianza».
Preoccupazione anche per l’aumento di risorse che verranno spese per la detenzione amministrativa degli stranieri mentre nel «contempo, purtroppo, le politiche di promozione dell’integrazione vengono sottovalutate, sottraendo loro l’intelligenza politica e gli investimenti che sarebbero necessari».
Si genererà «in nome della sicurezza, un inasprimento della disciplina del soggiorno che aumenterà la propensione all’illegalità e renderà più fragile la coesione sociale anche per le famiglie italiane – è scritto nell’Appello – mentre per le imprese diverrà più difficile reperire legalmente mano d’opera giovane e motivata, ad esclusivo vantaggio dei pochi imprenditori disonesti e della criminalità organizzata».
L’Appello fa riferimento anche alle norme per l’acquisizione della cittadinanza evidenziando come «la decisione di determinare in ben 48 mesi il termine procedimentale per la definizione delle domande di acquisto della cittadinanza da parte di persone residenti in Italia già da molti anni”, assuma dei” toni fortemente discriminatori».
Il testo integrale dell’Appello può essere letto qui.