Sfogliando i giornali del 17 dicembre
17 dicembre 2014
Le cinque notizie di oggi da sapere: la prima donna vescova della chiesa anglicana d'Inghilterra, la condanna dei taliban afgani dell'attentato a Peshawar, le proteste degli indigeni a Brasilia, la crisi economica russa, le nuove violenze in Messico
01 – La chiesa anglicana d'Inghilterra nomina la prima donna alla carica episcopale
La reverenda Libby Lane, racconta Bbc, è stata nominata prima donna vescovo della chiesa anglicana d'Inghilterra. Libby Lane sarà vescova ausiliare nella diocesi di Chester con il titolo di bishop of Stockport, dopo aver svolto il ruolo di vicario nella diocesi di Chester sin dal 2007. Questa nomina arriva esattamente un mese dopo la decisione del sinodo anglicano, che ha formalmente adottato la nuova legislazione in merito al vescovato femminile il 17 novembre scorso. Alle sue parole di soddisfazione hanno fatto eco quelle del primo ministro David Cameron, che ha definito la nomina di Libby Lane «un appuntamento storico per la chiesa e un giorno importante per l’uguaglianza».
02 – I taliban afgani condannano l’attacco contro la scuola a Peshawar
Dopo l’attentato compiuto ieri dai taliban del Pakistan in una scuola a Peshawar, dove sono state uccise 141 persone, i loro omologhi afghani hanno preso le istanze, condannando il gesto. Il portavoce del gruppo, Zabihullah Mujahid, ha espresso con un comunicato pubblico le condoglianze alle famiglie degli studenti uccisi e ha sottolineato che «l’uccisione premeditata di innocenti è contraria ai principi dell’islam». I taliban afghani sono alleati a fasi alterne con quelli pakistani, limitatamente ad alcune aree, come quella della regione di confine del Waziristan, ma hanno deciso di sottolineare quanto la loro ribellione contro il governo afghano, considerato troppo occidentale, sia da sempre «contraria alla morte di bambini e di civili innocenti». Intanto, il primo ministro pachistano, Nawaz Sharif, ha deciso di sospendere la moratoria sulla pena di morte in casi di terrorismo, una scelta che potrebbe essere contestata in sede diplomatica dai paesi europei.
03 – La protesta degli indigeni al congresso nazionale di Brasilia
Trenta indigeni brasiliani, in abiti tradizionali, si sono scontrati con la polizia dentro il palazzo del congresso nazionale a Brasilia. Gli uomini stavano cercando di entrare nell’edificio per protestare contro una proposta di legge che darebbe al Congresso brasiliano il potere di tracciare i confini delle loro terre, in contraddizione con la costituzione del 1988, che attribuisce ai gruppi indigeni i diritti sulle proprie terre. I leader delle comunità locali chiedono che l’agenzia che si occupa della protezione delle tribù indigene, Funai, continui a essere responsabile della demarcazione delle loro terre, senza delegare il potere al Congresso. In seguito allo scontro, la sessione del comitato che doveva discutere la proposta di legge è stata annullata, mentre quattro tra i partecipanti alla protesta sono stati fermati dalla polizia.
04 – La Russia in crisi economica
«L’economia russa è vicina alla tempesta perfetta», dice El País. La combinazione tra il crollo del prezzo del petrolio, che incide per il 68% sui ricavi russi, e le sanzioni finanziarie imposte alle grandi imprese energetiche del paese, sta provocando una vera e propria fuga degli investitori, alla quale le autorità hanno deciso di rispondere con un innalzamento dei tassi d’interesse provando così ad evitare il rischio di recessione. Tuttavia, il crollo del rublo, che ha perso circa il 20% del suo valore nelle ultime 24 ore, superando la soglia psicologica del rapporto 1 a 100 nei confronti dell’euro, fa pensare che gli strumenti adottati finora non abbiano sortito gli effetti desiderati. Si tratta della peggior crisi della moneta russa dal 1998, e potrebbe presto raggiungere i minimi storici di fronte sia al dollaro che all’euro. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha inoltre dichiarato che le sanzioni contro la Russia verranno ulteriormente inasprite nei prossimi giorni, completando un percorso cominciato all’inizio del 2014 dopo l’annessione russa della Crimea.
05 – Nuove violenze in Messico
Lo stato messicano del Michoacán torna al centro dell’attenzione a causa di nuove violenze. El País racconta di una sparatoria tra gruppi rivali di vigilantes privati, con almeno 11 vittime. I fatti di ieri descrivono una situazione di rinnovata tensione in un’area che il presidente Enrique Peña Nieto aveva definito pacificata. Le violenze, culminate nella sparatoria di ieri a La Ruana, erano cominciate domenica, quando i diversi “gruppi di sicurezza” avevano bloccato le autostrade dello stato. Il potere dei gruppi di vigilantes è andato crescendo a partire dalla seconda metà del 2013, quando gli agricoltori e gli allevatori locali hanno deciso di organizzarsi ed armarsi per contrastare i cartelli del narcotraffico. Questa decisione fu vista con favore dal governo di Peña Nieto, che all’inizio del 2014 aveva annunciato un’alleanza con questi gruppi per «riportare l’ordine».