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Ascoltare la Parola di Dio

Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 29, 28

Le cose occulte appartengono al SIGNORE nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre
Deuteronomio 29, 28

I samaritani dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo»
Giovanni 4, 42

Il passo di Deuteronomio è talmente chiaro da sembrare quasi banale: che nel mondo e nella nostra vita ci siano tanti aspetti occulti, incomprensibili, misteriosi, è cosa evidente. A quanti di noi sfugge il senso profondo della propria vita? E della sofferenza del mondo? Il dolore dei bambini? Se non si vuole trincerarsi in un razionalismo astratto che, sperando di chiarire tutto, in realtà non spiega nulla, non si può che accettare l’incomprensibilità profonda della nostra vita.

Ma l’antico autore prosegue oltre, e ci suggerisce di non intestardirci nel tentativo di comprendere quello che non è comprensibile perché appartiene al Signore, ma di cercare di ascoltare la Sua Parola: essa è colma di ciò che è nostro e che ci appartiene per sempre. Non serve che cerchiamo di capire ciò che non è nostro, ma è necessario che cerchiamo di accogliere quello che è stato detto e scritto per noi, affinché quello che non capiamo non diventi un comodo alibi per non seguire quello che ci è stato rivelato. 

Il Signore ci ha donato la capacità di comprendere e seguire il Suo volere, ci ha donato la fede che, come ha scritto Lutero nel testo riportato per la giornata di oggi nel Lezionario, «è l’opera di Dio in noi»: questo è quel che dobbiamo sapere, questo quello che dobbiamo seguire e lo possiamo fare solo affidandoci con gratitudine alla fede che «ci trasforma, ci fa rinascere da parte di Dio, fa di noi degli esseri umani completamente diversi di cuore, coraggio, intelligenza e forza, e ci reca lo Spirito Santo». 

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