Gli immigrati rendono più della droga?
15 dicembre 2014
Una riflessione del Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese
Leggendo sui giornali delle intercettazioni riferite alla recente vicenda di corruzione nota come “Mafia capitale” emergono nuovi elementi di inquietudine sullo stato del nostro Paese. Per l’occasione è stata sdoganata la parola “schifo” che ben rappresenta l’indignazione che gli italiani mostrano rispetto a questa ennesima manifestazione della corruzione. Oltre alla palese pochezza di buona parte della classe politica, oltre alla stucchevole sensazione di Déjà vu, oltre all’inquietudine per l’imbarbarimento delle stesse modalità di corruttela, emerge come elemento nuovo il coinvolgimento dei servizi alla persona nell’ambito di una vicenda di corruzione di queste dimensioni.
Finora la corruzione aveva riguardato i settori dei lavori pubblici, della sanità, dello smaltimento rifiuti, della formazione, ma è la prima volta che emerge così chiaramente una struttura corruttiva che mira alla cenerentola delle attività economiche: i servizi a favore delle fasce svantaggiate. In una intercettazione si legge che “gli immigrati rendono più della droga” e di conseguenza la speculazione nella gestione dei centri di accoglienza per migranti con speranze di utili stratosferici. I centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo sono stati impiantati in un clima di perenne emergenza, sotto il controllo del Ministero degli interni con il servizio SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), servizio cui fanno riferimento anche alcuni degli interventi della Diaconia valdese. L’impostazione del servizio non prevede alcun margine per l’organizzazione di accoglienza, anzi, proprio per evitare tentazioni speculative, tutte le organizzazioni che si propongono devono prevedere, per concorrere ai bandi, una loro partecipazione economica significativa, almeno del venti per cento di quanto viene erogato.
Come si configurano, allora, le modalità che permettono di lucrare? Il servizio si articola in tre funzioni principali, ognuna delle quali può essere oggetto di speculazione: alloggio, erogazione pasti, accompagnamento all’autonomia. L’alloggio può essere dato in grandi strutture dismesse (alberghi in disuso, istituti, ecc.) e quindi risultare quasi a costo zero per l’organizzazione, ma se, come la Diaconia Valdese sta facendo in alcuni progetti, si prevede la suddivisione in piccoli gruppi appartamento e l’affitto di alloggi in condomini di civile abitazione, è evidente il beneficio in termini di integrazione e responsabilizzazione, ma con costi rilevanti. Altro elemento caratteristico del servizio è l’alimentazione. Anche in questo caso ricorrendo ad una mensa esterna con pasti pre-confezionati si possono ridurre i costi di quasi il cinquanta per cento rispetto ad una gestione autonoma da parte del gruppo degli ospiti ai quali si assegna un budget e la responsabilità di cucinare e gestirsi la cucina in autonomia. Infine l’accompagnamento all’autonomia, che prevede corsi di italiano, accompagnamento nelle pratiche amministrative per i riconoscimenti di status, percorsi di avviamento al lavoro, borse, accompagnamento in caso di accertamenti sanitari, preparazione all’uscita del centro, ha un costo variabile in funzione di quanto effettivamente si vuole lavorare per sostenere queste persone.
L’esperienza della Diaconia mostra in maniera inequivocabile che, in questa area, i bisogni sono assolutamente superiori alle risorse disponibili messe a disposizione dal Ministero; in altri termini, ci sarebbe bisogno di molto più personale per poter seguire adeguatamente tutte le problematiche che emergono e che necessitano di essere prese in carico. Se si prende sul serio la responsabilità di accompagnare i richiedenti asilo nei loro primi mesi di vita in Europa certamente non rimane alcun margine di lucro, che può esistere solo se non si danno i servizi richiesti. E’ auspicabile che si superi il perenne clima di emergenza, che si sviluppino modalità di controllo più stringenti e che si acquisisca la consapevolezza che l’accoglienza dei Richiedenti Asilo non è un “problema da risolvere”, ma un investimento per un futuro migliore, di tutti.
Fonte: Diaconia Valdese