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Documento sul fine-vita: una prospettiva protestante

Il Sinodo valdese e metodista riceve il documento bioetico proposto dalla Tavola valdese come autorevole orientamento di pensiero offerto ai singoli e alle chiese

Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi 2018 in corso a Torre Pellice (TO) ha «ricevuto come autorevole orientamento di pensiero offerto ai singoli e alle chiese» il documento bioetico intitolato “È la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante”. La decisione è stata presa alla chiusura della sessione pomeridiana. Il contenuto del documento, elaborato nell’arco di due anni dalla Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi, era stato illustrato al Sinodo 2017 dal coordinatore della Commissione, Luca Savarino e, come da procedura, era stato inviato allo studio delle chiese locali. Il testo è stato presentato presso la Casa valdese durante una conferenza stampa. Ospiti in studio, Ilenya Goss, pastora e membro della Commissione bioetica della Tavola valdese nonché medico di medicina generale, e Lothar Vogel, pastore e professore della Facoltà valdese di teologia.

Illustrando l’impianto generale del documento, frutto di un percorso complesso, faticoso e a tratti anche controverso, Goss ha spiegato: «Il testo è strutturato in otto parti, un’introduzione, una sezione che definisce i termini utilizzati, una ricognizione normativa italiana e internazionale. Quindi, il documento entra nel cuore dell’argomento, dal punto di vista etico e teologico. È importante sottolineare che in questo documento si parla esclusivamente di "fine vita" nel contesto medico, in situazioni in cui coesistano la volontarietà della richiesta, il sintomo refrattario alle terapie e la prognosi negativa. Proponiamo di leggere la richiesta di aiuto a morire come caso-limite che non necessariamente contraddice un vissuto di fede.  Per noi la chiesa non deve entrare con un giudizio forte in una decisione di questo tipo, ma con misericordia accompagnando e curando la persona. L’aspetto forse più audace che il documento propone è la lettura della richiesta di abbreviare un’agonia come una ‘resa’ alla fedeltà di Dio nella consapevolezza del proprio limite nel sopportare la sofferenza».

Vogel è intervenuto con un approccio pastorale e ha evidenziato quanto sia importante per la nostra chiesa riflettere su questo tema, in forte evoluzione: «ho letto il documento con gli occhi di un pastore interrogandomi su cosa la chiesa possa fare: accompagnare una persona che soffre, nell’ottica di non abbandonarla a se stessa, senza giudicarla». 

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